Amina, 16 anni di Kabul, e Kristall, 15 anni di New York, sono diverse in tutto (religione, condizione sociale, modo di vestire, gusti musicali...), eppure sono così simili da sembrare gemelle. Per avere la prova basta entrare nelle loro rispettive camerette. Ad accomunare Amina e Kristall, nell'era della globalizzazione, è un elemento che della globalizzazione è allo stesso tempo causa ed effetto: il caos. La propria stanza come immagine plastica di un disordine adolescenziale. Che nasce nella testa ed esplode negli armadi. A ogni ora del giorno e della notte, dai cassetti è infatti una continua deflagrazione di mutande, magliette, maglioni, calze, cappelli, pantaloni e via abbigliando.
Fin qui il settore-guardaroba. C'è poi l'inquietante capitolo dedicato alla cosmesi dove rossetti, smalti per le unghie, piastra per i capelli (puntualmente dimenticata accesa), ciglia finte, fard, rimmel si fondono in un'accozzaglia che fa tanto coiffeur pour dames (ma pure gli hommes non scherzano). Solo che, al posto delle dames (e degli hommes), ci sono quelli che una volta venivano chiamate teenagers e che oggi sarebbe meglio chiamare casinagers, tanto è il casino in cui amano vivere. Colpa dell' «occidente capitalista»? della «crisi dei valori»? della «scuola»? della «famiglia»? della «società»? Tutte palle, buone solo per tromboneggiare. Se così non fosse non si spiegherebbe come il fenomeno della «cameretta in disordine» rappresenti oggi un dogma di comportamento trasversale a tutti i Paesi, dall'Oriente all'Occidente.
«È vero, da New York a Kabul, passando per Milano, la0 foto-manifesto dell'adolescenza senza frontiere è rappresentata proprio dal caos che regna nelle camerette dei ragazzi - spiega lo psicologo, Giovanni De Biagi, che al caos delle stanze dei giovani ha dedicato numerosi saggi -. Quel disordine è il loro modo per dire: voglio i miei spazi, riconoscetemi la mia libertà, questo è il mio territorio... Esigenze avvertite dagli adolescenti di tutto in pianeta e in ogni epoca. La differenza col passato è che i giovani di oggi possono rivendicare questi diritti con molta più forza di ieri; con, in più, ottime possibilità di ottenere ciò che chiedono...».
I genitori ci provano a fare argine, ma dopo mesi e mesi di inutili tentativi («Hai ordinato la stanza?», «Guarda che se non metti a posto, oggi non esci...» e via minacciando): tutto inutile, dopo un po' subentra lo scoramento e si alza bandiera bianca. Che vivano pure nel caos, peggio per loro. Una magra consolazione può venire dall'ammirare le suggestive foto di Rania Matar che pubblichiamo in questa pagina e che abbiamo tratto dal sempre ben informato sito www.ilpost.it, fondato due anni fa da Luca Sofri. Leggiamo dal pezzo che correda le foto: «Gli scatti di Rania Matar concedono uno sguardo fresco e senza filtri nelle stanze di 37 ragazze che vivono tra gli Stati Uniti e il Medio Oriente. È noto che il luogo in cui dormiamo è forse quello che più rispecchia la nostra personalità, soprattutto durante l'adolescenza: queste foto ritraggono non solo volti ma caratteri, stili di vita, problemi e ansie quotidiane, passioni e interessi; illustrano un momento di transizione, di forte affermazione di sé stesse e dei propri spazi personali». «Ho osservato il passaggio di mia figlia tra l'infanzia e l'età adulta - racconta Rania Matar - e ho visto quanto, sotto l'atteggiamento di sicurezza, queste giovani donne sono spesso fragili, impacciate e confuse. Da qui è nata l'idea di fotografare ogni ragazza nel suo spazio privato. Ho passato del tempo con ognuna di loro, in modo che si sentissero a loro agio, e ogni sessione fotografica si è trasformata in un momento di splendida e intima collaborazione».
Ciò che ha colpito di più la fotografa è la fusione (e la confusione) che avviene in queste stanze tra due mondi apparentemente in contrasto: quello dell'infanzia e quello dell'età adulta.
«Posters di musicisti, leader politici o top model erano spesso affissi sopra a letti coperti di pupazzi - testimonia ancora la fotografa sul sito de Il Post -.
Il caos delle loro camerette ci salverà?
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