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Guerre fratricide e scandali: il partito di Sarkò nel caos

Zero leader e tanti veleni nell'Ump in crisi. Tutto a vantaggio della Le Pen

«L'Ump è in fase di decomposizione, in totale confusione». Non fatica a infierire sui suoi diretti avversari Marine Le Pen, che più di tutti sta beneficiando della crisi nera del principale partito di centrodestra francese, l'Union pour un mouvement populaire. Eppure il commento della leader del Front National - prevedibilmente orientato a portare acqua al mulino dell'estrema destra - corrisponde alla fotografia di un partito che dopo l'uscita di Nicolas Sarkozy dall'Eliseo, la sua successiva sconfitta a favore di François Hollande nel 2012 e ora il fermo per concussione sembra aver perso la bussola, invischiato in una guerra fratricida sulla leadership, annegato negli scandali e fino all'anno scorso addirittura sull'orlo della bancarotta da cui l'ha salvato proprio l'angelo Sarko.

L'ultimo terremoto, appena un mese fa, l'ha provocato Jean-François Copé, annunciando le sue dimissioni da presidente del partito, dopo essere stato travolto prima dal risultato delle elezioni europee, in cui i rivali-contigui del Front National sono diventati primo partito, e subito dopo da un meno edificante scandalo su un giro di fatture false a favore della società di due amici, la Bygmalion, che col beneplacito di Copé avrebbe prosciugato dai fondi dell'Ump, attraverso prestazioni fittizie, circa 20 milioni di euro approfittando della campagna elettorale per le presidenziali del 2012. Uno choc per iscritti e simpatizzanti, usciti appena un anno prima dall'incubo della bancarotta dopo che il Consiglio costituzionale aveva bocciato il rendiconto del partito e deciso di non convalidare, e dunque non rimborsare, 11 milioni di euro. In due mesi Sarkozy si è mobilitato e ha tappato il buco, riaccreditandosi come salvatore dell'Ump, che pure resta in pieno caos.

In attesa del congresso previsto a fine novembre, il partito è al momento guidato dal triumvirato composto da tre ex ministri: Jean Pierre Raffarin, Alain Juppé e François Fillon, quest'ultimo simbolo della guerra per bande che sta uccidendo l'Ump. L'anno scorso fu infatti battuto proprio da Copé nella corsa per la presidenza, per soli 224 voti in uno scrutinio sospetto, finito in barzelletta a causa delle accuse reciproche e dei numeri contrastanti sui quali per un mese i due si sono scontrati fino al raggiungimento di una tregua. L'Ump arriva perciò al suo prossimo congresso dopo una clamorosa crisi economica e senza un leader, nemmeno uno debole, ma sotto una «direzione provvisoria» che deve arginare una guerra intestina per bande fra «juppéo-fillonisti», «sarkozysti» e «copéisti».

D'altra parte ai veleni interni e ai colpi bassi, anzi bassissimi, il partito si è ormai abituato. Poco più di tre mesi fa - è inizio marzo - stralci di conversazioni tra il politico e il privato avvenute all'interno dell'Eliseo sono pubblicate dal sito d'informazione Atlantico e dal settimanale satirico Le Canard Enchaîné, compresa la chiacchierata molto poco aulica tra Sarko e Carla Bruni su chi porta i soldi in famiglia. «Credevo di aver sposato un tipo con uno stipendio...», diceva lei lamentando di non poter più accettare buoni contratti per la sua carriera musicale a causa del ruolo di première dame. La conversazione risale al 2011, poco prima dell'uscita della coppia dall'Eliseo e a rubarla è Patrick Buisson, ex consigliere di fiducia di Sarkozy che mentre elargisce perle di saggezza e astuzia all'ex presidente - indirizzandolo verso una linea sempre più vicina a quella dura del Front National - non perde occasione di registrare a sua insaputa le conversazioni private del presidente, comprese quelle con la moglie. Quanto basta per convincere il deputato Jacques Myard a chiedere la dissoluzione del partito e per far proporre a Nathalie Kosciuszko-Morizet, ex portavoce di Sarkozy, di cambiare nome e sede.

In attesa di riorganizzarsi per battere la «gauche» a pezzi dopo la presidenza Hollande.

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