Guru, esoteristi e capipopolo: lo strano pantheon a 5 Stelle

Tra i fari del M5S l'ideologo della decrescita Latouche, Masaniello e il regista Moore. Il movimento detesta i club alla Bilderberg ma sogna i fanta-mondi raccontati da Dick

Guru, esoteristi e capipopolo: lo strano pantheon a 5 Stelle

Il diritto di avere diritti è alla base della politica, ma anche della cultura. Senza buona cultura, ammoniscono intellettuali e ideologi, non c'è buona politica.
E qual è, allora, la politica culturale, o meglio la cultura politica, del Movimento 5 Stelle? Qual è il pantheon culturale del grillismo? Abbiamo provato a (ri)costruirlo.
I Maître à penser della linea economica sono noti. Il primo è l'americano premio Nobel nel 2001 Joseph Stiglitz (eletto guru del Movimento, anche se lui probabilmente ne farebbe volentieri a meno), autore del celebre La globalizzazione e i suoi oppositori, dove fa a pezzi le istituzioni economiche mondiali, in particolare il Fondo monetario internazionale, incapaci, o peggio «interessati», nel gestire le crisi finanziarie, dagli anni Novanta a oggi, con poche nazioni ricche (Stati Uniti in testa) e tante povere. Ed ecco allora il successo dei movimenti contro la globalizzazione, l'euro, le lobby e i club alla Bilderberg, per i quali il popolo grillino ha una spiccata avversione. Il secondo è il francese Serge Latouche, critico feroce dell'occidentalizzazione del pianeta e sostenitore della «decrescita felice», cioè la riduzione controllata e volontaria della produzione e dei consumi, con l'obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio ecologico fra l'Uomo e la Natura.
A proposito di ecologismo. Neo-ecologisti, ambientalisti, no-tav, naturisti... Ai grillini piacerebbero i Wandervögel, un movimento generazionale nella Germania del tardo '800 - primo '900, giovani che sognavano la rivoluzione sociale. Animati da un acceso spirito antiborghese, amavano la vita naturale e il cameratismo, volevano la libertà, erano goliardi, «chierici vaganti», ribelli al Potere, benvoluti dal popolo. Confluirono nel nazismo.
Di certo i grillini, alcuni dei quali manifestano un debole per i testi di Alasdair MacIntyre e i neo comunitaristi americani, e che guardano con sospetto i miti borghesi del denaro, della felicità materiale e del successo, amano citare Henry David Thoreau (1817-1862), filosofo statunitense autore del livre-de-chevet naturalista La vita nei boschi e soprattutto del saggio Disobbedienza civile in cui si teorizza che si può non rispettare la legge quando essa va contro la coscienza e i diritti dell'uomo. Ispirando in tal modo i primi movimenti di protesta non violenta... «Li mandiamo a casa tutti! Ma con le carezze...».
Con le carezze, ma a casa. Democratici tecnologici e movimentisti digitali (che pure hanno assunto il neoluddista Jeremy Rifkin a proprio faro dottrinale) i grillini sognano l'instaurazione di nuove modalità di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Che faccia a meno dei partiti, e magari anche di un pezzo del Parlamento. In tale senso, Il Manifesto per la soppressione dei partiti politici di Simone Weil, anno 1950, è il testo di riferimento obbligato (oltre ai tweet del Capo) dei grillini, notoriamente affetti da complottismo acritico, consumatori compulsivi dei libri di David Icke e dei documentari di Michael Moore. Credere sì, ma nella Rete. Fra druidismo e miti tecnocrati, il guru di riferimento incoscio del guru Casaleggio è - forse non caso - l'esoterista Alexandre Saint-Yves d'Alveydre (1842-1909), il quale contestò duramente i politici: sono tutti ladri e disonesti che affamano il popolo. Uno (Saint-Yves) e l'altro (Casaleggio) sono convinti che un'élite di illuminati sia più affidabile di una classe (casta?) di cittadini democraticamente eletti. Più o meno la stessa cosa che pensa la Skull and Bones.
Puri come san Francesco e diretti come Jean Jaques Rousseau, i grillini sono inflessibili come Masaniello, che fece insorgere una città contro la pressione fiscale imposta da un governo straniero, che però era la Spagna di Filippo IV, e non la Germania della Merkel. La rivolta del 1647 fu scatenata dall'esasperazione delle classi povere per le troppe gabelle, che oggi si chiamano tasse ma sono la stessa cosa... Come andarono a finire le cose, è noto: dopo aver ottenuto un seguito popolare enorme che costrinse i governanti ad accettare le sue rivendicazioni, a causa di un comportamento sempre più dispotico e stravagante, Masaniello fu accusato di pazzia, tradito dai suoi stessi seguaci e assassinato.
Destino, peraltro, comune a molti populisti, capipopolo e demagoghi. Categoria nella quale il grillismo pesca miti e slogan a proprio uso e consumo: Guglielmo Giannini (l'«uomo qualunque» contro l'«uomo politico»), Hugo Chavez in fase di santificazione avanzata, la terza via di Juan Domingo Perón (1895-1974) fra capitalismo e socialismo, fino al primissimo durissimo e purissimo Umberto Bossi, che a Roma non voleva neppure scendere... Fedele al giornalismo partecipativo, o citizen journalism, il Movimento 5 Stelle manifesta invece qualche perplessità nei confronti del populismo mediatico berlusconiano. Ai giornali e alle tv, del resto, il popolo grillino è pervicacemente ostile. Grillo citò Zanna bianca (subito diventato un cult) per paragonare i media ai lupi. Ma a parte Jack London, è indubbio che i grillini sognino nuovi mondi cullati dalle trame fantascientifiche di Philip Dick. I cui libri il popolo grillesco, psicologicamente predisposto al culto del Capo, alterna a quelli di Ron Hubbard. Dalla Chiesa di Scientology alla «Casaleggio Associati». Andata senza ritorno.


E costruito il proprio personale pantheon culturale, ora a Grillo non resta che abbattere quello culinario di Fortunato. Nota trattoria - al Pantheon - già iscritta nella black list dei grillini. Antiutilitaristi, salutisti, e affamati.

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