«Ho ucciso Libanny e il suo bambino perché mi ha detto no»

Milano Timida, riservata, provata dalla vita e quasi scontrosa nel suo pudore, aveva un solo punto debole e un unico grande amore: il figlio di 3 anni e mezzo. Per lui, per strappargli un sorriso e permettergli di socializzare, ha aperto la porta di casa a un assassino, presentatosi con il volto affabile e innocuo del padre di un altro bimbo. Una leggerezza che poteva commettere qualunque genitore, ma che a Yinette Libbany Lopez e al suo piccolo Leandro Denzel è costata la vita. La mamma dominicana di 29 anni e il suo bimbo trovati morti martedì pomeriggio in via Segneri, al Giambellino, in un appartamentino che sembrava il set di un film dell'orrore, erano stati uccisi infatti lunedì sera da un barista salvadoregno 36enne, Victor Hugo Menjivar Gomez. Un uomo che conoscevano, padre di un altro bambino di 5 anni e marito di una donna incinta. Un ubriacone senza scrupoli. Che a casa di Yinette c'era andato col pretesto di una cena informale, portandosi dietro il figlio per farlo giocare con Denzel. Ben deciso, però, ad approfittare della giovane donna. E che dopo essersi scolato ben venti birre, quando la dominicana ha rifiutato le sue avance, nel timore che la poverina potesse spifferare tutto alla moglie, non ha esitato a trasformarsi in un vero e proprio mostro sanguinario. Talmente feroce da uccidere, sgozzandoli con un coltello da cucina, prima la madre, nel salottino, quindi, nel bagno, il piccolo Denzel, «colpevole» di essere un testimone scomodo. Una mattanza compiuta sotto gli occhi del suo stesso figlio.
Martedì notte l'interrogatorio di Gomez - a tratti davvero sconvolgente anche per gli stessi investigatori - è durato cinque ore negli uffici della squadra mobile. La polizia era venuta a conoscenza dalla madre di Yinette, che qualche ora prima aveva trovato i cadaveri, come la figlia lunedì sera avesse ospitato il salvadoregno e il suo bimbo di 5 anni. Era stata la stessa 29enne a raccontarglielo in diretta. «Sto bene - aveva spiegato Yinette al telefono alla madre -, sono qui con Denzel, un suo amichetto e il padre del bimbo». Una serata all'apparenza tranquilla. Degenerata in una tragedia insensata quando il barista salvadoregno, rabbioso per essere stato rifiutato dalla giovane mamma dominicana e probabilmente ormai fuori controllo per il troppo alcool, ha afferrato un coltello da cucina con una lama lunga 15 centimetri e ha minacciato Yinette. A quel punto la ragazza si è spogliata, offrendosi a Gomez pur di salvarsi la vita. L'uomo, però, conscio che la 29enne avrebbe raccontato tutto a sua moglie, l'ha accoltellata a morte, al collo. Quindi è andato nella stanza da letto, dove il figlio di 5 anni stava giocando con Denzel, ha trascinato il bimbo di Yinette nel bagno e gli ha fatto fare la stessa fine della madre.
Tornando a casa, in via Inganni, Gomez ha lavato in lavatrice gli abiti che indossava durante il raptus. Martedì mattina è uscito in bicicletta e se ne è sbarazzato, buttandoli in un cassonetto dell'immondizia e, nel frattempo, ha gettato anche l'arma del delitto, nascondendola in un cespuglio. Durante la confessione in questura il salvadoregno ha poi indicato agli investigatori come ritrovare sia gli indumenti che il coltello.


Ora la parola passa alla magistratura: il salvadoregno è accusato di duplice omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e dal fatto che il secondo omicidio, quello del bimbo, è stato commesso per cercare di sfuggire alle responsabilità per il primo. Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord, ha già emesso su Twitter la sua sentenza, chiedendo la castrazione chimica «per il verme che ha ucciso una mamma e il suo bimbo».

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