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Con i bollini della spesa si comprano computer E a far bingo è la scuola

Con i bollini della spesa si comprano computer E a far bingo è la scuola

Per regalare un pc alla scuola bisogna riempire i carrelli della spesa per un valore di circa 60 mila euro. Per comprare un monitor bisogna far man bassa di carne, pesce e conserve per 10 mila. Per lavagna e proiettore la spesa sale a oltre 150 mila euro e servono 330 mila euro per accaparrarsi una stampante super.
Un bollino ogni dieci euro di spesa: la raccolta punti nei supermercati per regalare forniture alla scuola è nata sottotraccia ma è diventata un fenomeno imponente. Per i supermercati aderenti all'iniziativa il tornaconto è ottimo. Oltre a dare una bella immagine di sé fanno cassa nei periodi più magri dal punto di vista commerciale. E non è un caso che, dopo l'esempio dell'Iper, Despar, Alì e diversi centri commerciali regionali, la Coop abbia lanciato la sua iniziativa «insieme per la scuola» all'inizio dell'anno scolastico con scadenza prima delle feste natalizie che si sa, fanno affluire più gente verso gli scaffali di panettoni e giocattoli.
Ma questo è il lato commerciale dell'affare, nessuno regala niente, soprattutto in tempi magri come questi. E anche Conad, al secondo anno di raccolta punti per le scuole, ammette: «siamo un'azienda commerciale e facciamo impresa». Resta però il fatto che alla fine, bisogna pur mangiare, e scegliere un super piuttosto che un altro fa la differenza: un genitore cerca sempre di dare una mano alla scuola frequentata dal proprio bambino soprattutto se si presenta a casa con una circolare della dirigente in cui si invita a fare la spesa in una determinata catena per sostenere la raccolta punti. Certo non fa piacere sapere che le scuole sono costrette a mercanteggiare con i supermercati i premi e a mendicare dai genitori anche i punti a cui si deve aggiungere il contributo volontario di inizio anno (in media 50 euro), la carta da fotocopie, i fazzoletti per il naso e a volte anchela carta igienica. Ma ai genitori sempre più strozzati dalle richieste delle scuole consegnare qualche bollino del supermercato sembra davvero il minore dei mali. Piuttosto, quel che manca è un'autorità centrale che tratti con le grandi catene sull'equivalenza punti-regali, che oggi non sembra adeguata a remunerare una così penetrante forma di fidelizzazione degli acquirenti prodotta da questa iniziativa. Ma il ministero non vuol saperne: «C'è l'autonomia scolastica». La beffa è che l'iniziativa sarebbe figlia proprio dell'idea di un dirigente della Pubblica istruzione, archiviata dal ministero e invece colta al volo dalle aziende.
Coop e Conad dati alla mano, hanno verificato che intenerire i genitori si traduce in un buon tornaconto commerciale. Se l'anno scorso l'iniziativa «Insieme per la scuola» aveva raccolto le adesioni di oltre 8500 scuole, quest'anno le iscrizioni hanno superato quota 9800, con un incremento del 14%. E alla fine sono stati consegnati oltre 17 mila premi a più di 450 mila scuole. Il livello di partecipazione di ogni scuola è stato altissimo. In media ogni istituto ha raccolto circa 11 mila buoni ma l' Istituto Comprensivo S.P. in Vincoli (Ravenna), con 1800 alunni di scuola primaria e secondaria, ha sbaragliato ogni aspettativa con 185.600 buoni. La direttrice Fiorella Sacchetti sorride soddisfatta perché ammette che l'iniziativa è stata molto fruttuosa, così come l'anno precedente. L'elenco dei regali? In due anni la scuola ha incassato 17 notebook, 11 pc, 10 monitor con webcam, 11 stampanti, quattro lavagne interattive, due videoproiettori, 12 tastiere con mouse oltre ad altro materiale informatico. Un bottino grasso conquistato «grazie alla grande partecipazione delle famiglie» spiega la dirigente che ammette di provare tutte le strade per raccogliere fondi.
Ma non tutti sono rimasti soddisfatti della raccolta punti. Soprattutto quelle scuole che sono rimasti a bocca asciutta, senza neppure un premio di consolazione. «Noi abbiamo raccolto solo la metà del numero minimo dei bollini utili per ottenere un premio - spiega una maestra sconfortata della scuola Mazzini di Bologna - e adesso non sappiamo che farcene, dovremo buttarli nella spazzatura?».

Sì, ammette la Conad, ogni anno si ricomincia da zero. Del resto, che razza di business sarebbe?

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