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I Btp restano la prima scelta ma occhio a Svizzera e Usa

Chi pensa di investire sui titoli di Stato deve sapere che il Bund tedesco a 10 anni offre un rendimento annuo dell'1,31% lordo, l'omologo francese l'1,99% e il Btp scadenza novembre 2022 il 4,49%. Il Btp 11.2014, invece, non va oltre l'1,96% lordo annuo, sebbene si tratti di un rendimento molto più generoso del Bund tedesco biennale (addirittura -0,03%). Considerano questa situazione un giardinetto prudente per il 2013 potrebbe vedere la metà del capitale (50%) investito in Btp triennali, il 40% in Btp quinquennali e il restante 10% in Btp 11.2022. In questo modo, ipotizzando uno scenario in cui i tassi di interesse scendano di un quarto di punto (-0,25%), l'investitore potrebbe ottenere un rendimento annuo del 4% lordo (3% per effetto delle cedole e 1% per l'aumento delle quotazioni dei Btp). Se dovessero tornare le tensioni sui titoli governativi italiani, con lo spread che dagli attuali 300 punti si porta a 375 punti, il guadagno finirebbe però per essere azzerato.
Per quanti desiderano diversificare almeno in parte il rischio valutario, il suggerimento è di investire fino al 30% in fondi monetari governativi in valute forti, quali il dollaro americano, il franco svizzero, la corona norvegese, la corona svedese e il renminbi cinese. In questo modo il rendimento annuo del portafoglio in euro, pari al 70% del totale, scenderebbe al 2,7% lordo annuo: il 30% investito in fondi monetari in valuta estera renderebbe intorno allo zero, in caso di un andamento dei mercati come negli ultimi mesi, ma potrebbe offrire diversi punti percentuali in caso di ritorno della speculazione contro l'euro.

Infine, per chi volesse diversificare in valuta estera ma fosse propenso a pensare che il 2013 avrà una crescita economica più marcata, invece che il 30% in valute forti potrebbe investire il 20% in dollari australiani e canadesi che offrono un discreto rendimento e maggiori potenzialità di rialzo.

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