I due vertici sull’Ucraina: l’Italia scende in campo

Meloni giovedì aprirà la conferenza di Roma con Zelensky e gli altri leader. Poi si unisce in videoconferenza ai "volenterosi "

I due vertici sull’Ucraina: l’Italia scende in campo
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E no, dice Giorgia, «noi non ci sfiliamo». Adesso gli aiuti, le armi, l’assistenza sanitaria, le sanzioni alla Russia, il «sostegno» politico e militare a Kiev. Ma pure dopo, quando sarà il momento di ricostruire, l’Italia vuole avere un ruolo centrale. Lunedì infatti doppio vertice.
Alle 10,30 la Meloni aprirà alla Nuvola dell’Eur la terza Ukraine recovery conference, due giorni intensi di laboratori e incontri dedicati a energia, edilizia, infrastrutture, agricoltura, insomma a come rimettere in piedi il Paese. E nel pomeriggio, insieme a Zelensky e agli altri leader presenti a Roma, la premier parteciperà in video alla riunione della coalizione dei volenterosi. Senza i missili Patriot americani si va avanti lo stesso, anche se di Washington non si può fare a meno, come spiega Sergio Mattarella nel suo messaggio a Trump per il 4 Luglio. «Gli Stati Uniti sono un partner insostituibile. Abbiamo un legame profondo che intendiamo consolidare su basi di equità e reciproca prosperità». Non saranno i dazi a gustare i rapporti.
Dunque, la diplomazia lavora.
Mentre il presidente Usa triangola al telefono con Putin e Zelensky, a Roma l’Europa cercherà di rientrare in gioco. Quello di lunedì e martedì a Roma è il principale appuntamento internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina.
Grandi numeri e grandi speranze. Si prevede l’arrivo di 3500 partecipanti, cento delegazioni ufficiali, 40 organizzazioni internazionali, duemila aziende, di cui 500 italiane, centinaia di rappresentanti delle autonomie locali e della società civile.
Dopo il saluto introduttivo di Antonio Tajani, la Meloni parlerà nella sessione plenaria della conferenza: si preannuncia, raccontano da Palazzo Chigi, un intervento dedicato alla «mobilitazione dei governi e delle istituzioni finanziarie per la ripresa e la modernizzazione» del Paese devastato da più di tre anni di guerra. Previsti pure tra gli altri i discorsi di Ursula von der Leyen, del cancelliere tedesco Friedrich Merz e del primo ministro polacco Donald Tusk. Oltre quello di Volodymyr Zelensky.
La due giorni si articolerà in tavoli su quattro argomenti chiave, settore privato, capitale umano, dimensione locale e adesione alla Ue, con diversi ministri. Poi un forum su infrastrutture, edilizia, industria strategica, salute, tecnologia, digitale. Ci sarà inoltre un «segmento economico» dedicato alla collaborazione tra aziende italiane, europee e ucraine. La situazione sul terreno preoccupa, il conflitto non si ferma eppure, dicono da Kiev, «il momento per investire da noi e adesso». Benefici fiscali e strumenti di riduzione del rischio, con l’intenzione di attrarre capitali privati. Secondo la Banca mondiale serviranno 524 miliardi.
A margine, il collegamento con i volenterosi di Macron e Starner, organizzato, secondo fonti diplomatiche, «in totale coordinamento con l’Italia». Anzi, inizialmente la coalizione doveva riunirsi all’Aja durante il vertice della Nato del 24 e 25 giugno, poi si è deciso di farlo coincidere con l’appuntamento romano, chiudendo così tutte le polemiche.
Quanto a Washington, ci pensa Mattarella, nel messaggio a Donald Trump per l’Indipendence day, a tenere i rapporti. «La solidità delle relazioni bilaterali e l’intensità del dialogo politico sono il riflesso del grande legame sentito tra i nostri popoli. Proficui scambi a livello economico, sociale e culturale contribuiscono a uno storico partenariato».

Certo, serve «equità» e non un braccio di ferro commerciale perché ci sia «una reciproca prosperità».
Nulla però che non si possa superare. Vale anche per la nuova Nato. «Siamo davanti a situazioni drammatiche in Ucraina e Medio Oriente e il vincolo atlantico resta la chiave per affrontarle».

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