
Al terzo posto del podio dei peggiori, questa settimana, abbiamo i fan dell'immunità a corrente alternata. Il caso è quello di Ilaria Salis salvata dalla Commissione Juri per un solo voto. L'europarlamentare di Avs è sotto processo a Budapest con l'accusa di aver partecipato al pestaggio di alcuni neonazisti. Nel ringraziare i parlamentari della Commissione, che hanno respinto la revoca dell'immunità, Nicola Fratoianni ha scritto su X: "Quella della Salis è una battaglia per lo stato di diritto in Europa". Peccato che ai tempi del braccio di ferro sui migranti la pensasse esattamente all'opposto. Correva l'anno 2019: "Finora l’unica cosa che ha fatto Salvini è stata quella di scappare e di nascondersi dietro l'immunità come un berlusconiano qualsiasi dei tempi d'oro". Il più classico del "due pesi e due misure". Ma d'altra parte Avs ha candidato la Salis al parlamento europeo proprio per farle avere l'immunità. Sentire adesso che la Salis propone di farsi processare in Italia, francamente aggiunge un altro tassello a questa commedia che però non fa affatto ridere.
Sul secondo gradino abbiamo l'equipaggio della Flotilla. La settimana si apre con una pioggia di droni sull'imbarcazione pro Pal e il conseguente (e inevitabile) invio di una fregata della Marina militare a protezione della missione pseudo-umanitaria. Fregata che ovviamente dovremo pagare noi contribuenti. Una spesa e soprattutto un rischio che si sarebbero potuti benissimo evitare. Perché, come ha spiegato la Meloni, "non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità e infilarsi in un teatro di guerra per consegnare aiuti a Gaza che il governo italiano avrebbe potuto consegnare in poche ore". Se, infatti, il vero obiettivo fossero gli aiuti, la Flotilla avrebbe potuto accettare l'offerta del governo di consegnarli deviandoli su Cipro? Ovviamente la mediazione è stata rifiutata. E sentite la motivazione: "La nostra missione rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l'assedio illegale". Gli aiuti, insomma, possono aspettare. È l'ennesima prova del fatto che la missione sia fortemente ideologizzata. Viene da chiedere: a chi gioverebbe un'eventuale escalation in un teatro di guerra già complicato?
Al primo posto del podio i teppisti che hanno vandalizzato la stazione Centrale di Milano. Veri e propri delinquenti che, in nome della pace a Gaza, hanno attaccato i poliziotti gettandogli addosso di tutto, dalle transenne ai cartelli stradali e ai sampietrini. Per ore pendolari e passanti sono rimasti ostaggio di questi violenti. E alla fine della giornata si sono contati una sessantina di feriti, tutti tra le forze dell'ordine. Un bollettino drammatico, certo. Ma sarebbe anche potuta andare peggio vista la brutalità dell'assalto. Dietro la guerriglia urbana ci sono i soliti antagonisti dei centri sociali, che la sinistra non riesce ad arginare, e poi i maranza, i figli degli immigrati. Una saldatura pericolosa che mette a rischio la tenuta sociale. Milano sicuramente è stata la piazza più violenta. Ma anche in altre città il blocco per Gaza ha causato fortissimi disagi. A Napoli e Torino gli attivisti hanno invaso la stazione, a Bologna un tratto dell'autostrada.
Ma come può questa gente dirsi pacifista e poi usare la violenza per imporre le proprie idee? La settimana scorsa, proprio in questa rubrica, avevamo lanciato un appello. Torniamo a rinnovarlo: abbassate i toni prima che sia troppo tardi.