Pietro Giuliani, presidente e ad di Azimut, gruppo quotato attivo nella gestione del risparmio, come difendere i propri risparmi dalleurocrisi con i fondi comuni?
«Innanzitutto ci sono tre pilastri per un buon investimento: il primo è lintermediario che può una banca, unassicurazione o un intermediario puro come Azimut. È evidente che nel caso di difficoltà delleuro banche e assicurazioni potrebbero avere dei problemi. Lintermediario puro, invece, non ne dovrebbe avere sia perché non deve pagare rendite a scadenza sia perché non ha rischi su prestiti o su investimenti, ma solo costi di funzionamento e ricavi da commissioni. Euro o non euro non cambia nulla».
E poi cè la specifica dei conti segregati, ossia il patrimonio dei fondi è separato da quello dellistituto dove è depositato.
«Anche in questo caso bisogna scegliere tra chi opera su banche dei Paesi periferici dellarea euro e tra chi opera con un banca inglese o tedesca. Queste ultime due sono più sicure e, in caso di fine della moneta unica, la Gran Bretagna sarebbe preferibile perché non fa parte di Eurolandia».
E il terzo pilastro?
«È la natura dellinvestimento. Chi ha puntato su un fondo che investe in titoli greci chiaramente disperderà i vantaggi delle prime due scelte. Chi ha optato per investimenti al di fuori dellarea euro, può ritenersi definitivamente tranquillo se ha già scelto un intermediario puro e una banca di segregazione giusta».
Abbandonare del tutto lItalia conviene?
«No. Non a caso chi ha acquistato il nostro prodotto Solidity, che investe in titoli di Stato italiani, quando labbiamo lanciato alla fine dellanno scorso avrebbe guadagnato il 10% in tre mesi. Si potrebbe tenere un 15% del proprio portafoglio investito in titoli del nostro Paese».
Perché?
«Sia perché è unopportunità in termini di rendimenti offerti sia perché, se lItalia uscisse dalleuro, chi ha investito sulla Germania non è automaticamente certo di conservare intatto il 100% del proprio capitale».
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