La direzione del Pd piomba sulla ricostruzione post-alluvione in Emilia Romagna. La resa dei conti al Nazareno tra il gruppo dirigente filo Schlein e i bonacciniani si mescola con il piano a cui lavora il governo Meloni per rimettere in piedi la regione rossa falcidiata dalle inondazioni del maggio scorso.
I sindaci dell’Emilia Romagna, dell’ala vicina segretaria Elly Schlein, stanno facendo di tutto per far saltare la nomina del governatore Stefano Bonaccini, sfidante al congresso di Schlein, nel ruolo di commissario per la ricostruzione.
Un’azione che andrebbe avanti da settimane a colpi di sgambetti, diniego di documenti, ostacoli e continue richieste di soldi. Al tavolo permanente per l’alluvione, che si è riunito a Palazzo Chigi giovedì scorso, gli esponenti del governo avrebbero dato, infatti, piena disponibilità alla nomina di Bonaccini per l’incarico di commissario. Ponendo una sola condizione: un piano chiaro e dettagliato sugli interventi da eseguire.
Scelta (il via libera a Bonaccini) che - a quanto risulta al Giornale – sarebbe andata di traverso a Schlein e ai sindaci di Bologna Matteo Lepore e di Cesena Enzo Lattuca. Motivo? Con la nomina a commissario, Bonaccini rinuncerebbe alla candidatura alle Europee il prossimo anno: ipotesi sulla quale puntavano molto Schlein e Lepore per avere campo libero poi alle Regionali in Emilia nel 2025.
Bonaccini punterebbe, al pari di Vincenzo De Luca in Campania, al terzo mandato nel 2025.
Ecco allora che i sindaci vicini alla segretaria hanno estratto dal cilindro il piano b: boicottare il governo su tutto, fino ad arrivare all’imposizione di un nome Pd (non Bonaccini) per l’incarico di commissario. Sul capitolo fondi, i sindaci rossi hanno avanzato la richiesta di 1 miliardo e 800 milioni. Il governo ha accettato, salvo chiedere l’elenco delle strade e degli argini da ricostruire. Nulla da fare, da settimane la Regione Emilia Romagna non fornisce l’elenco degli interventi.
Motivo? E qui si innesta un altro sospetto: i sindaci stanno tentando di finanziare con i fondi dell’emergenza le opere che già dovevano essere realizzate.
Temono che le due inchieste aperte dalla Procura possano accertare eventuali distrazioni di soldi dal capitolo dissesto idrogeologico alla sanità? È un’ipotesi che sta rimbalzando e che spiegherebbe anche la reazione stizzita del Pd al post del viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami: «Ad oggi ancora la Regione non ha trasmesso al Governo, benché richiesto, nessun elenco degli interventi da eseguire.
Ha chiesto 2,3 miliardi subito, sulla fiducia. Voi vi fidereste di Schlein e compagni? Il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia sbrocca: «La destra sta giocando sulla vicenda dell’alluvione una partita tutta politica sulla pelle delle amministrazioni, delle imprese e delle famiglie di quel territorio, offendendo tutta la comunità dell’Emilia Romagna». In difesa di Bignami interviene Tommaso Foti, capogruppo Fdi alla Camera: «Il Pd la butta in caciara, il copione è noto, ma non risponde nel merito della questione posta. Bignami ha chiesto l’elenco degli interventi eseguiti in via d’urgenza e da eseguire in Emilia Romagna dopo l’alluvione, chiedendo alla Regione le ragioni di quest’inspiegabile ritardo. Dal partito democratico nessuna risposta.
Ma i soliti sproloqui da parte di Boccia e compari. Dobbiamo forse pensare che vi siano esponenti del Pd che abbiano qualcosa da nascondere?». Forza Italia, con il capogruppo Paolo Barelli, parla invece «errore tattico» per Bignami. Altro punto su cui i sindaci si sono imputati riguarda la durata della struttura commissariale.
Il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci ha ipotizzato un periodo di 9 anni. I sindaci protestano: «Troppo». Eppure il commissariato per la ricostruzione del terremoto in Emilia è in vita da 11 anni. Un’altra contraddizione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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