I giornalisti spiazzati: «Vi voglio bene»

I giornalisti spiazzati: «Vi voglio bene»

Città del Vaticano C'erano seimila giornalisti a riempire l'Aula Paolo VI, eppure Papa Francesco è riuscito a parlare al cuore di ognuno. «Vi voglio tanto bene», ha detto prima del saluto finale. Parole semplici quasi cadute in disuso. Parole di un altro mondo, anche. Non era mai accaduto che un Pontefice le rivolgesse ai giornalisti. «Avete lavorato, eh! Avete lavorato!». Parole di comprensione verso chi aveva di fronte.
Quello di ieri è stato l'incontro tra due mondi «lontani». Il «vescovo di Roma», che per la prima volta dall'elezione ha usato la parola «Papa» da una parte, e gli operatori della comunicazione, dall'altra. Il vicario di Cristo in terra, espressione di massima spiritualità, e gli uomini della stampa e della televisione, solitamenti protesi ai retroscena e alle dietrologie. Un uomo candido; tanti altri uomini, maliziosi di professione. Dopo il breve saluto di monsignor Claudio Maria celli, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, Papa Francesco si è detto «lieto» d'iniziare il suo ministero incontrando gli operatori dei media. Poi ha sottolineato le difficoltà di raccontare gli eventi che riguardano la Chiesa, i suoi riti e in particolare «il ruolo del Papa» e del suo ministero. Gli strumenti utili per interpretare la politica e l'economia non sempre bastano per far comprendere la vera natura degli eventi che riguardano la fede. «La Chiesa, infatti, pur essendo certamente anche un'istituzione umana, storica» ha una natura«essenzialmente spirituale». «Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa cattolica opera».
Seduto al suo fianco, come nei giorni scorsi, c'era il segretario di Ratzinger Georg Gaenswein, presente in quanto Prefetto della casa pontificia. Come la prima sera dal balcone centrale di San Pietro, anche ieri ci ha pensato Francesco a scavalcare presunte barriere e a venire incontro ai suoi ascoltatori. «Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza», ha detto il Pontefice. «Questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la verità, la bontà e la bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi», ha sottolineato ribadendo l'umiltà del proprio ruolo, «ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza».
Dopo il saluto ravvicinato al quale sono stati ammessi una cinquantina di professionisti - tra gli altri Luigi Gubitosi, Giancarlo Leone, Andrea Vianello della Raie Giovanna Chirri dell'Ansa, che per prima diede la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI - Francesco si è rivolto di nuovo alla platea. «Vi avevo detto che vi avrei dato di cuore la mia benedizione.

Dato che molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti» ha distinto con grande e apprezzata sensibilità, «imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ognuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica».

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