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Gli oracoli di Beppe

I grillini parlano col contagocce ai giornalisti, ma dai Fo a Becchi spuntano i mediatori che interpretano il Verbo del movimento. Il leader però scarica i gli ambasciatori

Gli oracoli di Beppe

RomaSiccome parlano o troppo chiaro come Grillo («facce di culo siete morti viventi») o troppo poco come Casaleggio che, come il Ferribotte dei Soliti ignoti, tende al mutismo («ma ogni parola è una sentenza»), qui servono gli interpreti, i traduttori istantanei, i mediatori culturali tra noi, che ancora non abbiamo capito niente, e loro che sono troppo avanti. Mettici poi che in Italia si sprecano le medaglie d'oro nel salto sul carro del vincitore, ed ecco spuntare da ogni angolo i portavoce dei portavoce del Movimento cinque stelle, persino in Rai, dove anche l'usciere è entrato grazie ai partiti (quelli morti), figuriamoci i giornalisti. Un campionario cultural-umano interessante, che varia dallo scienziato vagamente pazzo all'economista alternativo, dai Fo padre e figlio al blogger complottista fino all'ultimo esegeta del Verbo grillino, il Cappellaio matto.

Costui è un cantante di Roma, già fondatore di un «meet up» del movimento (non chiamatelo sezione o circolo) che a In Onda ha fatto venire i brividi a Paolo Mieli rispondendo, ovviamente sempre «a titolo personale», al domandone della settimana: ma Grillo si alleerà con la sinistra? Il Cappellaio matto assicura di no, e il perché lo ha illustrato anche in strofe, chitarra in mano: «Se ti aspetti dei risvolti/ non contarci caro mio/sono tutti la stessa salsa/ e non lo dico solo io/tra banchieri e grandi manager/ con sorrisi irriverenti/ scavan fosse assai profonde/ dove buttare noi perdenti». Poi c'è Claudio Messora, professione «blogger» o «influencer». Anche lui legge gli aruspici di Grillo-Casaleggio, formulando nuovi assetti istituzionali («Il premier Monti potrebbe andare in prorogatio e il peso delle riforme passerebbe al Parlamento che...»).

A onor del vero questa cosa della prorogatio arriva da un altro esegeta del Movimento, il professor Paolo Becchi, filosofo del diritto, barba lunga modello Platone, anche lui ligure come il Maestro, un testimone di Genova del credo grillino, un po' sopra le righe (alla Zanzara disse: «Se incontro Monti gli sputo in faccia. Ci vuole la rivoluzione anche con le armi»). Becchi viene intervistato per avere lumi su cosa farà Grillo e cosa è meglio che facciano Napolitano e l'Ue. Il filosofo Becchi si è incaricato di trovare la soluzione, per parte M5S, al nodo istituzionale. È semplice, spiega Becchi, basta mandare avanti «il governo dimissionario in prorogatio per gli affari correnti mentre i partiti inscenano uno o più tentativi di mandato esplorativo aprendo le consultazioni per un tempo indeterminato». Il problema è che non sappiamo se sia il pensiero di Grillo e Casaleggio, perché gli interpreti parlano per loro, ma loro zitti (anche se Grillo ha già fiutato i furbi, fulminati da un post: «Leggo e ascolto con stupore presunti “esperti” discutere di economia, di finanza o di lavoro a nome del M5S. Queste persone sono ovviamente libere di farlo, ma solo a titolo personale. I contributi sono sempre bene accetti, ma non l'utilizzo del M5S per promuovere sé stessi»).

Poi ci sono i Fo, padre e figlio. Dario Fo, candidato da Grillo al Quirinale, da dieci giorni fa da addetto stampa al comico, annunciando la decisione di fare un governo col Pd, anzi no, ma «credo che il dialogo sia ancora possibile». Il figlio, Jacopo Fo, invece interviene a sprazzi, quando il Nobel ha da fare, tipo ieri che ha difeso la capogruppo M5S per la gaffe sul fascismo («Dice una cosa condivisibile, il fascismo all'inizio era altra cosa e poi ha degenerato»), e già che c'è ha proposto una cattedra di Economia al Maestro Grillo. Tuttavia l'economista di fiducia c'è già, si chiama Mauro Gallegati, studia l'abolizione del contante e a differenza di Stiglitz pare abbia davvero rapporti con Grillo. Diverso il caso dei giornalisti «grillologi», come Andrea Scanzi del Fatto, che ha raccontato il Grillo politico (la biografia per Rizzoli Ve lo do io Beppe Grillo) e la galassia M5S in tempi non sospetti. Ma ben altri autonominati portavoce del M5S e grillologi dell'ultima ora sono in fermento, per rilasciare un'intervista e spiegarci il significato recondito dietro a quel «faccia di culo sei uno zombie», facilmente equivocabile.

Perché Grillo e Casaleggio non parlano, loro sì e anche parecchio.

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