MilanoLa rocciosa signora Anna di Montebelluna scomoda addirittura la Pasqua e Nostro Signore: «Hanno crocifisso Gesù, purtroppo vogliono mettere in croce anche Umberto Bossi. Ma questa mattina al mercato di Montebelluna tutti i veri padani erano con lui. Tutti allo scoperto, senza esitazioni». Radio Padania è un fiume in piena. Telefonate a grappoli, sms, e-mail che prendono dassalto il programma di Roberto Ortelli «Laria che tira». Poi ci sono le lettere che, filtrate, vengono pubblicate dal quotidiano bandiera del partito, la Padania. «La Padania non è la Birmania e nemmeno lItalia degli anni Venti - scrive Luigi che come Anna ama i paragoni grandiosi - ci stanno prendendo a cannonate. Quando si sarà diradata la polvere, vedranno che saremo ancora tutti in piedi». I leghisti doc fanno quadrato, anche se limmagine può apparire banale, intorno al capo.
Per carità ci sono i distinguo, i dubbi e i mal di pancia, ma alla fine i tanti messaggi che arrivano si trasformano in ununica grande comunicazione: «La Lega andrà avanti e marcerà dietro Bossi». I militanti semmai sono pronti a buttare fuori le mele marce, se si dimostrerà che sono tali, come Francesco Belsito. Ma oltre non vanno. Un altro orizzonte non esiste, anzi non è nemmeno concepibile. «Non è che questo Belsito - chiedono in carosello gli ascoltatori della radio - viene dal Sud?» «Ho un vago sospetto - afferma Fabio di Brescia - sulla sua provenienza». E Oreste di Cisate va dritto al punto e concentra stile ed eleganza in una domanda: «Questo Belsito non sarà mica un terrone?»
In realtà allanagrafe il tesoriere ormai ex risulta nato a Genova, ma la pancia del partito lo sposta, e in qualche modo lo declassa. Almeno a livello geografico. Può essere difficile, uno slalom, tenere insieme la fedeltà alla leadership, di più al carisma sporcato dalle carte dellinchiesta, e lesigenza di fare pulizia e di far lavorare la ramazza, ma questa è la scommessa che rimbalza in diretta sui microfoni della radio e sulle pagine del quotidiano. «Molti lettori esprimono solidarietà a Bossi e alla sua famiglia - spiega al Giornale Stefania Piazzo, direttore della Padania - però non fanno sconti a nessuno. Il verde delle nostre camicie deve valere per tutti, il verde pallido in queste stanze non è ammesso».
E allora tutti provano a buttare lacqua sporca, senza cedere alla logica del cupio dissolvi. «Sempre sicuri della tua onestà - si presentano alcuni militanti cremaschi - noi diciamo fuori il marcio, che non sta nei tuoi cari ma in quegli opportunisti che si stanno servendo della Lega per personalismi vari incitati dalla stampa». Da Crema a Trezzo sullAdda, batte un colpo il sindaco Danilo Villa, eletto nellestate del 2009 con 3.226 voti e il 45 per cento dei consensi: «Memore del giuramento fatto a Venezia nel settembre 1996 voglio esprimere tutta la vicinanza a Umberto Bossi, un fratello per il quale sarei disposto a donare la mia vita». Ci vuole ben altro per incrinare i dogmi del verbo leghista.
E allora tutte le angolature sono buone per difendere il fortino di via Bellerio. Giorgio da Como è più terra terra e invece di scomodare la storia sacra entra a piedi uniti nel mondo del pallone: «Io sono juventino e da juventino ho subito la farsa di Calciopoli. Vogliono distruggerci, come hanno cercato di far fuori la Juve che vinceva troppo».
Il disorientamento, se cè, cova sotto traccia. Lo sbandamento, almeno in questa fase, non affiora. Il popolo lumbard si aggrappa alla sue certezze. E si riversa, con decine di telefonate a getto continuo, sulla radio, lo sfogatoio, anzi la «sputacchiera», come la chiama ironicamente la direttrice di Telepadania Aurora Lussana. E sulla sputacchiera restano incise le voci di chi non accetta nemmeno le critiche firmate Roberto Maroni.
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