I pensionati uccisi da un marocchino

I pensionati uccisi da un marocchino

In un altro tempo e in un'altra giustizia la bella Lisandra «da Cuba», approdata a Lignano nel sangue, si troverà in buona compagnia. Servirebbe un nuovo girone per simili assassini nel giusto Inferno. Davanti potrebbe trovarsi un marocchino di 24 anni, H.K. Uno dei tanti, troppi immigrati sparpagliati nel il Belpaese a caccia di prede. Ma guarda un po' con in mano tanto di regolare permesso di soggiorno. Nonostante fosse un ladro, più o meno conclamato. Ieri i carabinieri marchigiani lo hanno fermato insieme a un giovane macedone: lui per omicidio; l'altro è stato ascoltato in veste di ricettatore. Almeno per il momento. Avrebbe comperato in passato della refurtiva dal nordafricano. Che adesso è accusato di essere l'animale che all'alba di domenica ha massacrato a bastonate e coltellate una coppia di vecchietti. Per cosa? Ancora non è chiaro, la prima idea a balzare alla mente, anche in quella degli investigatori, è quella rapina.
A Montelupone, paese color biscotto cullato dalla collina, i nemmeno quattromila abitanti soliti a uno scorrere della vita che sa di dolce, si guardano storditi. Increduli. La tv racconta di bestialità che accadono in «un'altro mondo», non certo qui. Eppure Aldesina e Orietta, le due figlie di Paolo Marconi e Ada, da settimane glielo ripetevano: «Avete visto quel che è successo a Lignano... state sempre attenti».
Ottantatrè anni lui, dieci di meno lei certo non potevano più avere la brillantezza degli anni migliori.
«Ma erano prudenti», racconta il genero Claudio Pranzetti, marito di Aldesina, titolare di un'azienda di materie plastiche. «Non che avessero paura di stare in un casolare piuttosto isolato, ma comunque erano molto accorti, perché le figlie li allertavano in continuazione, considerati anche i recenti fatti di cronaca». «Non lasciavano mai la chiave sulla toppa o la porta aperta-prosegue. In casa non tenevano soldi, al massimo 100 euro per le spese quotidiane, nè oggetti preziosi».
Eppure, anche pochi spiccioli sarebbero bastati al balordo che li ha uccisi. Era tutta la notte che cercava vittime da depredare. Già intorno alle 4 di notte ci aveva provato con altri abitanti della zona. Bussando alla porta di una casa non lontana. «Ci ha detto che c'erano dei ladri in giro- ricorda una delle mancate vittime-, voleva offrirci il suo aiuto. Noi non abbiamo aperto, dalla finestra gli abbiamo risposto che non ci serviva niente ed è andato via in un motorino». Lo stratagemma che avrebbe usato poco dopo per entrare nel casolare degli anziani coniugi. Secondo gli investigatori l'omicida si sarebbe infatti fatto aprire la porta con una scusa e quindi avrebbe subito assalito Marconi, trovato poi morto vicino all'uscio. Poi il turno della moglie. Lei, sentendo le urla, si sarebbe riparata nella cantina adibita a legnaia, cercando di bloccare la porta con un bastone. L'assassino l'ha scardinata e poi non le ha lasciato scampo.
Una furia belluina. Forse la spiegazione è che le vittime lo avevano riconosciuto. Più di una traccia è stata utile ai Ris. Dalle impronte di scarpe nel sangue, alla camicia e al coltello di cui si è disfatto tra i prati di contrada San Martino, a pochi passi da dove abita con altri immigrati. In più qualche monile rubato alla coppia.
Per la verità, l'omicida avrebbe voluto cancellare tutto dando fuoco alla casa delle vittime. Solo che l'incendio si è auto spento. E anche la pioggia, che cadeva a dirotto, non è riuscita a cancellare le tracce lungo lo sterrato del motorino con il quale il marocchino era arrivato. Da solo o meno, è ancora da stabilire. «Un'efferatezza inaudita, mai vista da queste parti, un'aggressione dalle modalità che mi lasciano perplesso», dice il sindaco di Montelupone, Giuseppe Ripani. «Un'atrocità che ci lascia interdetti. Questa è una comunità dove tutti si conoscono, una realtà tranquilla, dove il controllo sociale è forte.

Certo la disoccupazione, gli effetti della crisi cominciano a pesare anche qui, ma tutti i nostri indicatori sono migliori della media della provincia e della Regione». Paradisi di provincia? Ormai anacronistico luogo comune.

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