I Pm dell’Inquisizione con licenza di umiliare

La dignità dell’uomo e della don­na, tutelata dalla Costituzione, non può essere mortificata e messa in discussione in un processo

I Pm dell’Inquisizione con licenza di umiliare

La dignità dell’uomo e della don­na, tutelata dalla Costituzione, non può essere mortificata e messa in discussione in un processo. E rivendicarla è legittimo. Così ha fatto, con buon diritto e pie­na ragione, Marianna Ferrera che, nel processo Ruby, ha dichiarato: «Sono una brava ragazza e mi hanno conside­rato una escort. Quindi se mi permet­te, le dico che questo è un processo as­surdo ». La Ferrera lo dice e io, cono­scendola, con altre ragazze che hanno frequentato Silvio Berlusconi (come un’attrice può frequentare il suo pro­duttore) lo confermo. E ho visto in mol­te occasioni, con assoluta volgarità, trattare ragazze libere come puttane. Una odiosa discriminazione contro la donna, giacché non ho mai visto nes­sun uomo o giovane, invitato a cena ad Arcore, considerato un escort, ovvero un prostituto. Si dirà: questo dipende dai gusti sessuali di Berlusconi, ma è in­dubitabile che egli abbia frequentato, per una ragione o per l’altra,anche uo­mini interessati. Sui quali il giudizio è stato benevolo e non offensivo.

Ebbene, quando la Ferrera rivendi­ca la sua dignità, la Boccassini,come in un Tribunale dell’Inquisizione oppo­ne: «Il teste non può permettersi di di­re queste cose ». Ecco un atteggiamen­to intollerante e arrogante.
Allora quello che ha detto la Ferrera lo ripeto io. E attendo che qualcuno si permetta di dire che non posso per­mettermi. Vorrei vedere la reazione
della Boccassini se qualcuno confon­desse la sua insindacabile libertà ses­suale, per piacere o per interesse, con le prestazioni di una escort sulla base di una equivoca interpretazione e con l’aggravante di un processo a tesi che interpreta la libertà come prestazione e i regali come pagamento. Io sono sta­to querelato dalla Boccassini per mol­to meno. Attendo ora che un avvocato come Anna Maria Bernardini de Pace prenda a cuore la causa di ragazze co­me Marianna Ferrera e denunci la Boc­cassini per diffamazione. Non si può consentire che si faccia un processo calpestando la dignità delle persone.

Marianna Ferrera deve pretendere che le venga restituito l’onore, che le venga riconosciuta la libertà di decide­re della propria vita, senza essere sput­ta­nata in un processo in cui non è nep­pure imputata.
E non si deve permette­re il Pubblico Ministero di umiliarla, approfittando del suo potere, senza es­sere chiamata a rispondere delle sue offese

***

L’Arma dei Carabinieri ha una lun­ga esperienza di Beni Culturali. Il suo Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, con il quale ho, in molte occasioni, col­laborato, sa bene quali sono le istitu­zioni meritorie a cui tributare rispetto e con le quali lavorare proficuamente. Stupisce quindi che sia sfuggita ad al­cuni esponenti dell’Arma la straordi­naria e meritoria, e in tutto il mondo considerata, attività della Fondazione Koelliker, dimostrata in importantissi­me mostre in sedi pubbliche italiane e straniere, e con notevoli opere di mece­natismo. Si conoscono inoltre la mia at­tività e i miei studi di storico dell’arte, i cui frutti sono stati utili in diverse occa­sioni anche ai Carabinieri.

Non si può dire lo stesso della inesi­stente autorevolezza di una signora priva di qualunque conoscenza del­l’arte, Paola Damiani, e dell’avvocato che la guida, Italo Tommasoni. Incom­prensibilmente il pubblico ministero, senza verifica, ne ha accolto un insen­sato esposto senza alcun elemento di prova.

In un Stato civile, la magistratu­ra e anche il Nucleo tutela patrimonio artistico dei carabinieri non possono compiere errori di tale leggerezza, con­siderando false, senza prove, opere au­tentiche, sulla base del delirio di un ine­sperto, non privo di interessi, fatti pas­sare per ideali e per difesa dell’autore.

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