Elezioni Regionali 2023

I sette peccati mortali di una sinistra tragicomica

Dopo la sbornia di Sanremo il Pd finisce confinato nella ztl di Milano. Fuori da lì c'è un Paese che guarda al centrodestra. Ma guai a dirlo ai giornaloni della sinistra

I sette peccati mortali di una sinistra tragicomica

Che batosta, ragazzi! E sì che non più tardi di qualche ora fa erano tutti in brodo di giuggiole per gli eroi di Sanremo. Prendete Debora Serracchiani. Attaccata ai social scriveva: "Un Festival di successo che racconta in modo intelligente e con le forme e i linguaggi talvolta provocatori dell'arte, un’Italia più avanti di chi la governa. Complimenti a tutti coloro che hanno lavorato per mesi a un evento così complesso che cresce anno dopo anno". Poi è bastata una domenica di elezioni a svelare a questi sognatori la realtà. Il risveglio è stato decisamente doloroso, anche se nessuno di loro si degnerà di ammetterlo. Come non ammetteranno mai che la tranvata di ieri parte da lontano, è un tutt'uno con la sconfitta dello scorso 25 settembre ed è figlia di sette peccati mortali che da anni la sinistra reitera senza che nessuno abbia il coraggio di fare mea culpa. Perché la colpa è sempre di qualcun altro.

Il doppio forno

Guardare ai moderati o inseguire il populismo di Giuseppe Conte? Chi può saperlo! Dipende da cosa conviene al momento. È sempre stato così. Non a caso mentre in Lombardia i dem sono andati a braccetto col Movimento 5 Stelle tentando di ripararsi dal fuoco "amico" del Terzo Polo a guida Letizia Moratti, nel Lazio sono andati a braccetto col Terzo Polo cercando di evitare gli sgambetti del Movimento 5 Stelle a guida Donatella Bianchi. Una vera e propria sit com degna di questa sinistra disorientata e in cerca di un personaggio da interpretare. Anche perché a farsi male è tutta l'Armata Brancaleone. Se infatti i dem si leccano le ferite, Conte e Carlo Calenda non stanno certo meglio. La batosta è generalizzata.

La campagna elettorale

Alleanze a parte, a guardar indietro tutta la campagna elettorale è stata a dir poco assurda. Mentre infatti i due candidati, Pierfrancesco Majorino e Alessio D'Amato, arrancavano e sprofondavano di giorno in giorno nei sondaggi, il Partito democratico si buttava anima e corpo a difendere il terrorista Alfredo Cospito. Il tutto condito da una campagna per le primarie spassosissima. Con Stefano Bonaccini ed Elly Schlein che riesumano lo ius soli, i porti aperti, la legalizzazione delle droghe leggere, la tassa di successione e così via. Tutto l'armamentario della sinistra nostrana, insomma. Quello, per intenderci, che le ha fatto perdere il contatto con il Paese reale. Dopo tutto non è stata una loro elettrice a chiedersi "Dov'è finita la sinistra?".

L'exploit di Sanremo

La settimana prima del voto, al Festival di Sanremo, la sinistra ha sfoderato l'artiglieria pesante: Fedez che strappa la fotografia del viceministro Galeazzo Bignami, attacca il ministro Eugenia Roccella e chiede alla Meloni di legalizzare la cannabis; Roberto Benigni che sale in cattedra e fa una lezione di educazione civica; la pallavolista Paola Egonu che dà agli italiani dei razzisti e Chiara Ferragni che accusa la società italiana di sessismo; Rosa Chemical che, in mancanza di attivisti Lgbt sul palco, sventola un vibratore e mima amplessi omosex in platea. Insomma, un tour de force progressista pagato da contribuenti. E dopo la sbornia sanremese?

La Ztl della sinistra

Dopo la sbornia sanremese, un devastante hang over. Le elezioni regionali sono finite con Attilio Fontana in Lombardia al 54,7% e Francesco Rocca nel Lazio al 53,88%, entrambi a venti punti di distacco dal candidato della sinistra. Una doccia gelata. Tanto ghiacciata da far male come uno schiaffo dato a mano aperta. Nemmeno i sondaggisti lo avevano immaginato tanto doloroso. Ma il mondo è degli ottimisti come il sindaco Beppe Sala: "Abbiamo vinto in tutta Milano". E Majorino con lui: "È una buona base da cui partire". Ma più che una "base da cui partire" il capoluogo lombardo appare come una ztl (costosissima) dentro la quale i dem si sono confinati.

Riconferme e bocciature

La lettura più semplice del voto di ieri è grossomodo la seguente: il (buon) governo della Lombardia viene riconfermato, il (cattivo) governo del Lazio viene invece trombato. E sì che a leggere certa stampa negli ultimi cinque anni il risultato di questa tornata elettorale avrebbe dovuto essere l'esatto opposto. Ricordate cosa scrivevano di Fontana? Quanto fango! E ricordate come portavano in palmo di mano Nicola Zingaretti e la sua squadra? E invece...

Narrazioni sinistre

A proposito di narrazioni distorte... il voto di ieri ci ha fatto scoprire che gli elettori lombardi non ce l'avevano affatto con Fontana. E dire che la campagna della stampa progressista era stata così martellante. Prendete la narrazione sulla gestione della pandemia. Il governatore ne ha subite di ogni: la gogna mediatica per la mascherina messa male, il calvario giudiziario per la fornitura dei camici (finito nel classico "il fatto non sussiste"), le accuse per la mancata zona rossa e così via. E poi? Poi viene fuori che nei Comuni, su cui la prima ondata di Covid si è abbattuta con maggiore ferocia, il leghista è uscito dalle urne addirittura meglio che nel 2018.

Il day after

Presa la scoppola finalmente è tempo di mea culpa? Macché. State un po' a sentire Enrico Letta: "Il Pd resta il primo partito di opposizione". Clap, clap! E Calenda: "Gli elettori non hanno sempre ragione". Ah ecco... se non viene votato, la colpa non è sua ma di chi non lo vota. Magistrale! Majorino punta sul classico: "Non avere un leader non ha aiutato". Non che, quando aveva Letta alla guida, il Pd abbia fatto di meglio. Ma guai a dirlo! Anche sui giornaloni nessun mea culpa. Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio: "Meloni vince per abbandono di lettori". Di più, di più! Il Domani: "La democrazia bloccata nel Paese senza più elettori". La Stampa: "Se vince l'astensione, perde la democrazia".

E, infine, Repubblica: "Urne vuote, vince Meloni". Per carità non è mai bello avere un'affluenza bassa, ma possiamo dire che i candidati del centrodestra erano migliori di quelli della sinistra? Oppure anche questo è un peccato mortale?

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