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I sindaci esultano: "Il Codice sbloccherà le opere"

Comuni e comitati smentiscono il pessimismo di moralisti e sinistra. Via libera al Decreto Ponte

I sindaci esultano: "Il Codice sbloccherà le opere"

«Una svolta», una «manna dal cielo». Mentre i mandarini dell'alta burocrazia e i professionisti dell'anti-corruzione alzano il sopracciglio in segno di disapprovazione, il Paese reale spera. Altro che i moralismi della sinistra, il territorio guarda con ottimismo al Codice degli appalti varato dal governo. Il nuovo testo unico, messo a punto dal ministro delle infrastrutture Matteo Salvini con il sostegno dell'intera maggioranza, è stato concepito per velocizzare le opere. Ed è stato subito bersagliato dal fuoco di fila dei partiti e dei sindacati, che paventano scenari apocalittici sulla corruzione. Ma per contrastare mafie e illegalità ci sono altri strumenti. La missione del Codice è regolare i rapporti fra Pubblica amministrazione e privati rendendo più facile, e veloce, l'iter di progetti utili a cittadini e imprese. Gli amministratori locali lo sanno bene, i cittadini chiedono questo: realizzazioni. E per questo i sindaci non partecipano al tiro al bersaglio contro le novità normative annunciate da Salvini. Non solo l'Ance (i costruttori, interessata al dinamismo del settore) anche l'Anci dà un giudizio positivo sulla semplificazione introdotta dal nuovo codice: «Era una riforma abbastanza urgente - ha spiegato il segretario generale dell'Anci Veronica Nicotra - perché avevamo in precedenza una disciplina un po' emergenziale». «Noi la valutiamo abbastanza positivamente - ha detto - dal punto di vista tecnico sono state portate a regime molte norme che erano già vigenti, quindi non vedo nessuno stravolgimento, anzi al contrario direi che si è messo ordine a norme che venivano prorogate da tempo», spiega. Gli amministratori locali da decenni chiedono poteri e procedure più snelle. Ora che sono all'orizzonte, è difficile biasimarle. Oltre all'Associazione dei Comuni, quindi, anche molti singoli sindaci di sinistra si mostrano favorevoli alla riforma, e smontano l'allarme che da sinistra arriva sugli appetiti della criminalità: «L'affidamento diretto non è così banale come può sembrare - obietta Matteo Ricci sindaco Pd di Pesaro - A un sindaco non è permesso di rilasciare l'affidamento diretto a chi preferisce e senza criterio. Si tratta di una responsabilità, di un percorso semplificato ma non banalizzabile a una chiamata. Senza entrare in tecnicismi, nell'assegnazione diretta esiste una procedura da seguire e non è a prescindere dal prezzo, dalla ditta, dalla solidità dell'azienda, dalla capacità di fare il lavoro pubblico». Il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti (Pd) solo alcune settimane fa aveva parlato di un'accoglienza positiva del nuovo codice e di una soluzione «equa e condivisibile». Oggi anche il sindaco di Milano Beppe Sala si chiama fuori dal coro degli apocalittici indignati: «Non mi schiero con quelli che in questo momento fanno le barricate - ha spiegato ieri - dico andiamo a vedere, certamente i rischi ci sono ma andiamo a vedere». Sul territorio, intanto, la possibile svolta fa esultare chi le opere le vuole, in tempi rapidi. Come Fabrizio Cavaldonati, presidente del Comitato per il Ponte della Becca (alla confluenza Po-Ticino, a Pavia): «Una manna dal cielo» - dice delle nuove regole - «Un vero e proprio shortcut verso la costruzione del nuovo Ponte», «una buona notizia che fan ben sperare per il futuro». Intanto, terminati gli approfondimenti sul Decreto Ponte, il testo approvato in Consiglio dei ministri il 16 marzo è stato emanato dal Presidente Mattarella. «Una scelta storica», ha commentato Salvini.

«Che apre a una infrastruttura da record mondiale e con forte connotazione green».

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