I veri colpevoli? Sono tutti i politici

Per correggere il Codice penale bastano pochi minuti. Invece destra e sinistra si dimostrano liberali solo a parole

I veri colpevoli? Sono tutti i politici

Scusate cari lettori, ma per scrivere questo articolo - lo ammetto - devo vincere il disgusto. Alessandro Sallusti in galera per un articolo non scritto da lui, ma da Renato Farina, e nel quale neppure si cita il nome del diffamato, è un obbrobrio. Ciò, tuttavia, dal punto di vista giuridico credo non faccia una piega. I magistrati della Cassazione che hanno convalidato la sentenza di primo grado (14 mesi di reclusione) si sono limitati ad applicare con rigore una legge fascista, demenziale, che il ripugnante ceto politico italiano mantiene in vita da oltre mezzo secolo, infischiandosene della libertà di pensiero e di stampa, nonostante le disposizioni europee in materia.

Occorre ricordare in proposito che in nessun Paese occidentale i reati commessi a mezzo stampa vengono puniti con la detenzione. Ovvio. Una persona offesa da un giornalista pretende giustamente un congruo risarcimento e non ha interesse a mandarlo in prigione. Solamente nei regimi dispotici si tende a intimidire gli addetti all'informazione affinché non alzino troppo la cresta ed evitino di criticare i padroni del vapore.

Ecco perché non mi sogno neppure di attaccare i giudici, i quali usano gli strumenti a essi conferiti dal potere legislativo. Semmai mi scaglio contro chi ha esercitato questo potere nel peggiore dei modi. Sia la maggioranza di centrodestra sia quella di centrosinistra non sono state capaci di affrontare il problema. E lo hanno lasciato marcire, abbandonando i redattori, in particolare i direttori, al rischio di essere ingabbiati per qualsiasi inesattezza scritta (in fretta) su quotidiani o periodici.

La vicenda di Sallusti è addirittura grottesca nella sua drammaticità. Bisogna risalire a Giovannino Guareschi (anni Cinquanta) per trovare un precedente analogo: alcune vignette e un'inchiesta sgradite ai potenti e il direttore del Candido fu sbattuto dietro le sbarre a causa di sbagli per riparare i quali sarebbero bastate due smentite accompagnate da una somma di denaro quale indennizzo. Altri episodi simili sono numerosi, nessuno di essi però si è concluso così, con un verdetto tanto grave e non mitigato dalla condizionale.

Ora va detto che il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha dichiarato: la pena va sospesa poiché il condannato non ha cumuli. Per cui il direttore del Giornale non andrà «dentro». Ciò non diminuisce il peso della sentenza e non allevia le preoccupazioni di chi fa il nostro mestiere. Fatico (fatichiamo) a non accusare i politici di insensibilità, menefreghismo e inettitudine. Per correggere il codice penale servono cinque minuti e una spesa di pochi euro: un decreto che trasferisca il giudizio dal penale al civile lo si verga con irrisoria facilità e lo si trasforma in legge, perfezionandolo, nel giro di tre mesi. Che si attende?

Fra tutti i politici, quelli del Pdl si sono rivelati i peggiori. Sedicenti liberali, in quasi vent'anni di attività parlamentare non hanno avuto la forza di dedicare un'oretta alla soluzione della vexata quaestio. E ieri, appresa la notizia della galera per Sallusti, alcuni hanno gioito (stavolta non a loro insaputa): chi perché odia la categoria cui non mi onoro di appartenere, chi perché finalmente pensa di aver individuato un tema efficace su cui impostare la campagna elettorale.

Sono indignato. E rimprovero Silvio Berlusconi di non essersi mai occupato, se non a chiacchiere, del caposaldo di ogni libertà: la libertà d'opinione.

Il centrodestra merita di perdere le elezioni e il centrosinistra merita di non vincerle. Entrambi gli schieramenti vanno deplorati. È colpa loro se trionferà l'antipolitica. E voi, cari colleghi, sappiate che siamo tutti Sallusti.

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