Ucciso su una panchina da quello che, probabilmente, era il suo datore di lavoro e che per risolvere la questione si è fatto accompagnare dal diciassettenne. Doveva essere un chiarimento, è finito in tragedia: la vittima è un sudanese di circa 30 anni, raggiunto da un colpo di pistola al torace mentre ieri pomeriggiodiscuteva con il suo assassino nel Parco degli Acquedotti a Roma, alla Tuscolana. La polizia ora sta dando la caccia a due calabresi, padre e figlio, scappati a bordo di un'auto di cui più di un testimone ha segnalato la targa.
La vittima, che in passato aveva lavorato in un bar, si era presentata a un appuntamento intorno alle 16, al Parco degli Acquedotti, e aveva portato con sè il certificato dell'ultima sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati.
Poi un'accesa discussione con un uomo che indossava occhiali da sole e un giaccone grigio. Probabilmente era un suo ex datore di lavoro o qualcuno che gli avrebbe permesso di ottenere il certificato per quella sanatoria. Poi la lite e, infine, tre spari di pistola calibro 38: uno, mortale, lo ha colpito al petto mentre gli altri due sono andati a vuoto. La tragedia si è consumata sotto gli occhi di alcuni testimoni che stavano facendo jogging nel parco.Tutto fa pensare - secondo gli investigatori - a una lite per motivi di lavoro.
Nei giorni scorsi, infatti, a quanto emerge dai contatti sul cellulare del giovane sudanese, le discussioni con il presunto datore di lavoro potrebbero essere cominciate già al telefono.
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