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Gli incoerenti del Mes: le giravolte dei dem e i dietrofront dei centristi

Molti ora si scagliano contro il centrodestra ma erano contrari alla "pericolosa" riforma Ue

Gli incoerenti del Mes: le giravolte dei dem e i dietrofront dei centristi

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Non è certo il centrodestra ad aver cambiato idea sul Mes. La carrellata degli incoerenti è variopinta ma ruota tutta a sinistra. L’ex premier Giuseppe Conte, al netto della sua narrativa odierna, è stato il fautore sottotraccia della ratifica europea, con la risoluzione giallorossa che diceva sì senza troppe storie. Oggi Conte vota contro e scansa ogni fantasma del passato Natale europeista. L’attuale segreteria di Elly Schlein, di questi tempi schiacciatissima sul Mes, ha sostenuto un po' tutto e il contrario di tutto negli anni.

Antonio Misiani, per iniziare, oggi responsabile economico dell’apparato dem, e ieri viceministro all’Economia di Gualtieri (ancora epoca giallorossa), si è spesso detto favorevole al Mes ma non al suo utilizzo. «L’Italia - ha fatto presente Misiani a Mattino 5, nel 2020 - non richiederà l’accesso alla linea di credito del Mes, il Fondo Salva Stati». A che scopo, dunque, chiederne l’approvazione a tutti i costi, tre anni dopo e non solo? Ora Misiani sbraccia, sostenendo che «il governo ha picconato da solo la sua credibilità». Resta il mistero del perché il Pd non abbia, in quattro anni, mai proceduto con la ratifica tanto invocata.

Un po’ di confusione anche da Enzo Amendola, capogruppo dem in commissione Affari esteri. Amendola vorrebbe sì portare a casa il Mes ma con una «clausola alla tedesca», ossia rimandando l’applicazione a un parere vincolante del Parlamento italiano. Un Mes all’acqua di rose, in sintesi, pur di accontentare le burocrazie di Strasburgo e Bruxelles. E siamo solo agli inizi della carrellata.

Lia Quartapelle, altra dem, nel giugno del 2019, ha attaccato in Parlamento Conte (quando questi, tra le tante forme assunte, aveva optato per la versione sovranista e gialloverde). L’oggetto dell’offensiva, manco a dirlo, era la posizione del governo Lega-5Stelle sul Mes.

«Forse lei non si è accorto affermava ai tempi Quartapelle - che quella che sarà in discussione è l'idea che, a maggioranza, altri Stati europei possano decidere di ristrutturare il debito italiano». Un meccanismo che avrebbe «fortemente penalizzato il nostro Paese», aggiungeva Quartapelle. La stessa esponente dem, ora vicepresidente della Commissione esteri, è diventata una pasionaria del Mes, tanto da definire la mancata approvazione come un «brutto colpo alla credibilità internazionale dell’Italia nel mondo».

Che dire poi di Mariastella Gelmini, oggi in Azione con Calenda? L’ex ministro dell’Istruzione aveva firmato con i capigruppo dei partiti di centrodestra (Lollobrigda, Molinari e Lupi) una risoluzione che domandava al premier Conte di non ratificare il Mes. Era il 9 dicembre del 2020. Tra l’altro, la Gelmini aveva descritto il Mes come un «rischio enorme per il Paese». La stessa Gelmini, dopo la bocciatura della riforma dell’esecutivo Meloni, se ne è uscita così via Twitter: «Con la mancata ratifica del Mes l’Italia perde credibilità agli occhi dell’Europa e si rivela sempre più debole, oltre che inaffidabile. Nella maggioranza ci sono delle contraddizioni e oggi sono emerse in maniera inequivocabile».

Anche circoscrivere l’incoerenza diventa complesso.

E può esserci sfuggito più di qualcuno.

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