Gli indignati mangiano il gelato e falliscono l’assalto al governo

Gli indignati mangiano il gelato e falliscono l’assalto al governo

MilanoTanti lo erano per davvero. Circa diecimila persone, di cui oltre duemila venute da fuori Milano. Centinaia di bandiere rosse e arancioni e di scritte No Tav sui muri, volantini a profusione contro il premier Monti, il governatore Draghi e la Bce, l’economia, la disoccupazione e la recessione. Canti anacrostici (Bandiera rossa, Bella Ciao e l’Internazionale) e avanguardistici ritmi rockettari, musica sparata a tutto volume da casse giganti, slogan urlati senza ritegno, qualche bastone nascosto all’interno di un paio di pullman. Tuttavia la manifestazione «Occupyamo piazza Affari» che ieri avrebbe dovuto mettere a ferro e fuoco Milano e che ha mobilitato uno spiegamento di forze dell’ordine senza precedenti, è stato tutto sommato un vero e proprio flop. Basti pensare che dopo cinque chilometri di corteo nel centro della città, all’arrivo in piazza Affari, al tanto atteso comizio del leader del movimento No Tav Alberto Perino hanno prestato attenzione qualche decina di manifestanti «duri e puri», mentre tutti gli altri sono scemati lungo le vie del centro per approfittare della splendida giornata di sole tra coni gelato e macedonie al bicchiere. Insomma: lo shopping del sabato milanese ha vinto la rivoluzione.
Eppure ieri in piazza a Milano, dalle 14 alle 18, c’era tutta la Sinistra dei vecchi tempi. Persino tutti i centri sociali, anche quelli piuttosto datati e che si pensava si fossero dissolti ormai da anni, si sono dati appuntamento per tentare di «riunirsi nella lotta» e pensare a un possibile ritorno. Che però non c’è stato.
Nessuna traccia, quindi, dei veri e propri militanti antagonisti di un tempo, sempre invaghiti e invasati da qualche ideologia «contro». I danni principali, infatti, li hanno fatto fumogeni e aspiranti manifestanti-artisti, gente che, dietro l’apparenza del «compagno», nasconde solo una gran voglia di divertirsi.
Come quelli che hanno costruito un vero e proprio muretto di mattoni e calce davanti all’entrata della sede della Bnl, in largo Crocetta, infilandoci in mezzo una bandiera arancione dei Cub, quasi fosse un’opera d’arte. O il gruppetto che ha letteralmente sbriciolato (ancora non si sa quale metodo distruttivo abbiano adottato) un altro bancomat, stavolta di Cariparma, sempre lungo il percorso del corteo, all’angolo tra via Molino delle Armi e via Vettabbia. Infine, dopo le uova marce lanciate contro una sede di Ubi banca, a corteo quasi ultimato alcuni manifestanti, armati di fumogeni, hanno imbrattato la sede di Unicredit in piazza Cordusio. Sulle vetrine hanno incollato infatti due maxi-banconote e sparso detriti davanti all’entrata.

A quel punto gli animi si sono irrigiditi perché, al termine dell’azione fulminea del gruppo di antagonisti, i carabinieri in assetto antisommossa si sono spostati per evitare ulteriori danneggiamenti. Una tattica azzeccata quella dei militari: la tensione tra i manifestanti, infatti, è subito sfumata.

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