Ingroia «arresta» la trattativa Monti-Pd

Ingroia «arresta» la trattativa Monti-Pd

RomaÈ nel destino di Antonio Ingroia scagliarsi anema e core contro ogni torbida trattativa. Da magistrato della procura di Palermo ha teorizzato quella tra lo Stato e Cosa nostra, non arrivando ancora alla dimostrazione definitiva del teorema; da politico esordiente ma già abbastanza smaliziato dà per certa quella forse meno romanzesca ma altrettanto inquietante tra Pier Luigi Bersani e Mario Monti per la spartizione dell'Italia che uscirà dalle urne.
Ingroia è abituato a lavorare su castelli accusatori. Per lui i contatti tra i candidati premier del centrosinistra e dei «centrini» sono palesi e inaccettabili. «Ho rivolto due appelli a Pier Luigi Bersani - ricorda l'ex pm nel corso della conferenza stampa di presentazione delle sue liste - ma proprio nei giorni in cui poteva incontrarmi ho saputo che vedeva Mario Monti senza degnarsi di rispondere ai miei inviti. Evidentemente l'accordo dietro le quinte già lo hanno fatto per il dopo elezioni». La sentenza è già scritta: «Abbiamo rotto il dialogo con il Pd. Ci vediamo in Parlamento dove il primo provvedimento da esaminare dovrà essere quello sul conflitto di interessi, visto che Bersani non ha mai trovato il tempo per approvarlo negli ultimi vent'anni». Ahi.
Bersani in realtà cerca di tenere in caldo sia la possibile alleanza post-voto con il presidente del Consiglio sia il paventato accordo di desistenza con il partito delle toghe, magari solo nelle regioni in bilico (Sicilia, Campania, Lombardia) dove Ingroia potrebbe ottenere un bel bottino e diventare fattore decisivo per la non-vittoria del blocco progressista. Il segretario del Pd è convinto che basti agitare lo spettro del Berlusconi in rimonta per incassare appoggi anche con la clausola del turamento di naso. Ma Ingroia non abbocca: «A me l'ex premier non fa paura - dice il magistrato riferendosi al Cavaliere - perché è finito e non rappresenta più un pericolo. Non accetto che la figura di Berlusconi venga usata dal Pd come uno spauracchio. Gli italiani sono vaccinati. Il vero pericolo per noi è Mario Monti e la sua proposta politica perché può condizionare il centrosinistra che è già suo alleato. Se avessimo accettato il voto utile avremmo avvantaggiato il Professore e noi non vogliamo aiutarlo». E se «Bersani è in difficoltà» è solo colpa sua: «Evidentemente ci aveva sottovalutati e sta scoprendo ora dai sondaggi che ha in mano che tanto piccoli non siamo». E comunque ben gli sta: «Se gli italiani hanno dovuto subire per 20 anni l'incubo berlusconiano è anche grazie al Pd e alla sua opposizione inesistente, a cominciare dalla legge sul conflitto di interessi che è la nostra priorità».
Bersani a Sky Tg24 cade dalle nuvole: «Ho sentito che Ingroia dice che Berlusconi non è un avversario. Questa è una novità per me, per me resta lui l'avversario e non ho lezioni da prendere sui temi della legalità e della trasparenza. Vince chi arriva primo, credo di poter dire a Ingroia: attenzione, è il Pd e l'alleanza di centrosinistra che può costruire un'alternativa alla destra. Nessun altro può farlo». Nella polemica interviene anche Nichi Vendola a ridimensionare il progetto politico di Ingroia: «Quello di Rivoluzione civile - dice il governatore della Puglia alla trasmissione Il Sorpasso, su Sky - non è un progetto politico ma un raduno di umori. C'è una piccola parte dell'elettorato di sinistra che ha sentimenti di rifiuto della mediazione politica. Ingroia cerca di usare il suo volto e la sua storia per coprire quattro piccoli partiti molto litigiosi».

In realtà se c'è una possibilità che alla fine uno straccio di intesa tra le due anime della sinistra si trovi è proprio grazie a Vendola, che potrebbe fare da pontiere tra Bersani e Ingroia, anche per interesse personale: il blocco che fa capo al magistrato e che raccoglie anche quel che resta dell'Idv e sigle di estrema sinistra, toglie voti e spazio proprio a Sel.

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