Penne nere degli alpini, piume da bersagliere, baschi amaranto dei paracadutisti e pure la storica bustina di un reduce di El Alamein si mescolavano, ieri a Roma, nella manifestazione di solidarietà ai due marò trattenuti in India. I familiari di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno sfilato in testa al corteo. Vania, la moglie di Girone ha letto un messaggio del marino: «Ogni giorno che passa sento sempre di più il dovere di mantenere alto l'onore di un soldato italiano e della nostra nazione. Sono certo che nella nostra situazione qualsiasi soldato nel mondo e qualsiasi Paese lotterebbe per fare sì che vengano riconosciuti i diritti propri e internazionali e nel nostro caso anche l'innocenza». Oltre mille persone hanno sfilato con striscioni che non lasciano dubbi: «Liberi subito», «Non vi lasceremo soli», «Brindisi per i suoi marò», «Leoni del San Marco solidali con i nostri fucilieri» e «Trieste pro patria». Alla manifestazione hanno aderito soprattutto le associazioni combattentistiche. E non ha voluto mancare Santo Pelliccia, 90 anni, parà della Folgore e reduce di El Alamein. La madre di Girone era visibilmente commossa: «Sono contenta che siano tutti assieme a noi, ma voglio mio figlio a casa. Sono stanca». Davanti al Campidoglio sono partiti slogan ed invettive contro il primo cittadino reo di aver rimosso le gigantografie dei marò: «Marino cialtrone, rimetti lo striscione» e «Buffone buffone».
La moglie di Girone ha annunciato: «Speriamo di rivedere i nostri cari a Natale. Se non riusciranno a tornare andremo noi da loro». Peccato che ancora una volta, su una vicenda di dignità ed orgoglio nazionale, non si riesca a coinvolgere la grande massa degli italiani disinteressati o poco informati. Non molti i politici, che hanno sfilato senza simboli di partito.
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