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Intercettazioni e carcerazione preventiva: il piano di Nordio per riformare la giustizia

Il Guardasigilli spiega i principi cardine della riforma: segretezza degli atti di indagine, riforma delle intercettazioni e stretta sulla carcerazione preventiva

Intercettazioni e carcerazione preventiva: il piano di Nordio per riformare la giustizia

Il governo di centrodestra, gran parte della fiducia dei suoi elettori, se la gioca sul campo della giustizia. Il premier Giorgia Meloni, a braccetto con il Guardasigilli Carlo Nordio, è pronto a mettere in agenda una “rivoluzione copernicana” per la giustizia italiana. Il ministro Nordio, in un lungo colloquio con Il Foglio, passa in rassegna tutti i punti di questa riforma in senso liberale e garantista. Il dossier sul tavolo del ministero della Giustizia è molto ambizioso: il primo obiettivo dell’esecutivo è portare entro la fine di maggio un solido pacchetto di riforme in consiglio dei ministri.

Una riforma garantista

La bussola della “rivoluzione” Nordio rimane sempre la stessa: il garantismo. Un’arma per sconfiggere, o almeno attenuare politicamente, le sensibilità giustizialiste onnipresenti in Italia. “Garantismo – esordisce Nordio – significa due cose: enfatizzazione della presunzione di innocenza e certezza della pena”. Il problema è chi non segue questi due principi cardine del diritto: “Non è garantista chi vulnera la presunzione di innocenza, per esempio con un eccesso di carcerazione preventiva, con un eccesso di intercettazioni, con un eccesso di indagini non necessarie”. Da qui, i primi passi della riforma Nordio: modificare la carcerazione preventiva, scardinare il sistema di “pubblica gogna” condito dall’abuso di intercettazioni e mettere mano sull’eccesso di indagini non strettamente necessarie.

La segretezza degli atti

L’ex pm veneto coglie subito il punto della questione e lo fa con un esempio: “L’informazione di garanzia inviata a un personaggio pubblico occupa la prima pagina dei giornali. La sentenza di assoluzione, finisce nelle ultime con un trafiletto”. Un sistema tanto vero quanto sbagliato. La ricetta del ministro Nordio parte da un presupposto: “Ho intenzione – dice il ministro – di proporre un progetto, che dice che gli atti non sono più segreti quando il destinatario ne viene a conoscenza, aggiungendo che gli atti debbano restare segreti fino alla disclosure finale”.

Una misura che, se approvata, da un lato renderebbe le intercettazioni segrete fino a che non vi è almeno una richiesta di rinvio a giudizio e dall’altro, metterebbe la parola fine a quel processo di “gogna pubblica” a cui spesso l’indagato deve assistere. “La mia idea – sottolinea Nordio – è che la segretezza degli atti debba essere considerata anche nell’interesse dell’indagato”. In sostanza, evidenzia il Guardasigilli veneto, l’atto rimane segreto, non solo fino a quando l’imputato ne viene a conoscenza, ma “finché non viene fatta la richiesta di rinvio a giudizio o comunque non finisce l’indagine”.

L'uso delle intercettazioni

Tutto ciò avrà sicuramente un forte impatto sull’uso, o meglio abuso, delle intercettazioni e delle loro pubblicazioni a mezzo stampa. “Gli atti di indagini rimarrebbero segreti e cambierebbe il fatto che all’interno di un’indagine non sarebbe più possibile inserire aspetti che non hanno niente a che vedere con l’inchiesta”. Da qui una norma necessaria che metta alcuni paletti sulle intercettazioni da usare e quelle da scartare, perché irrilevanti per l’indagine.“La mia idea – preannuncia il ministro –è quella che si possano trascrivere solo quelle in cui il reato è un atto”. Un modo, se non altro, per limitare la loro pubblicazione: “Qui in ballo vi è una questione di razionalità, di spesa: trovo irragionevole che spendiamo 200 milioni di euro all’anno per le intercettazioni quando poi ci mancano le cose essenziali”. Ma la questione, oltre ad essere economica, è di principio. Nordio, senza grandi giri di parole, la mette in questi termini:“Quando due persone parlano di una terza l’intercettazione non sarà consentita”.

L'abuso d'ufficio

Archiviato il nodo intercettazioni, il ministro Nordio torna sul tema del reato dell’abuso di ufficio. La cosiddetta “paura della firma”, questione spesso sollevata dal Guardasigilli, deve essere estirpata dalla macchina burocratica del nostro Paese. Carlo Nordio ne è convinto: “Se abolissimo il reato dell’abuso d’ufficio, il 99 percento dei sindaci ci farebbe un monumento”. I sindaci, e qui torniamo sempre al sistema di “gogna pubblica”, non temono il reato in sé ma temono il processo mediatico”. Riformare questo reato, oltre ad essere legittimo, è evidentemente necessario.

La carcerazione preventiva

Come necessario è mettere mano all’abuso della carcerazione preventiva. Il treno della riforma targata Nordio viaggia spedito verso una “svolta vera” su una questione che ammette essere cruciale”. “Le richieste di custodia cautelare – riassume perfettamente il titolare di Via Arenula – salvo i casi di fragranza, dovranno essere rivolte non più al gip ma a un organo collegiale, quello che oggi è il tribunale del Riesame, ciò il tribunale distrettuale”.

Secondo il principio banale, ma non per questo scontato, che “sei occhi vedono meglio di due”.

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