Invece di tagliare sprechi Lombardo chiede un miliardo al «Giornale»

Il governatore della Sicilia ci querela perché abbiamo detto che l'isola non è amministrata bene. Pensi a rimettere i conti in ordine

Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, ha annunciato che intenterà causa al Giornale e a Libero perché si sono permessi di dire che l'isola non è amministrata bene come la Svizzera. Ne prendiamo atto con stupore. Cosa abbiamo combinato in concreto per meritarci simile reazione? Abbiamo scritto che la Lombardia, con 10 milioni di abitanti, ha accumulato un debito di 2,2 miliardi; mentre la Sicilia, con 5 milioni di abitanti, ha fatto peggio, molto peggio: un buco di 5,3 miliardi. Come si giustifica il divario? Difficile affermare che il governo siculo si sia comportato con maggiore oculatezza rispetto a quello lombardo. Tutto qui.

Ovviamente, nel trattare la questione, eravamo entrati nel dettaglio delle spese, pubblicando una tabella nella quale erano riportati dati ufficiali. Ne citiamo uno a titolo d'esempio: i dipendenti del Consiglio della Lombardia sono 296 e costano 19 milioni l'anno; quelli del Consiglio della Sicilia sono 248 e costano più del doppio: 40,4 milioni. Volete un altro dato paradigmatico della tragica contabilità? Eccolo. Il totale dei dipendenti del sistema burocratico siciliano ammonta a 28.796, un esercito; il totale dei dipendenti del sistema lombardo ammonta, invece, a 4.900.
Le cifre si commentano da sole. Dimostrano inequivocabilmente che i politici isolani – non solo Lombardo, ma anche i suoi predecessori – non sono stati all'altezza del loro compito: quello di governare in modo compatibile con le risorse disponibili. Ora le casse sono vuote e qualcuno dovrà riempirle per consentire all'ente di proseguire nella sua discutibile attività, i cui pessimi risultati si evincono dal bilancio.

Non siamo noi giornalisti a diffamare la Sicilia, documentandone il fallimento e lanciando l'allarme sui rischi che essa corre, ma coloro i quali l'hanno ridotta allo stato attuale.
Dopo oltre mezzo secolo di autonomia (statuto speciale), la regione non è riuscita a decollare; al contrario, è sprofondata in un mare di sprechi. L'opposto di quanto è accaduto alle province autonome di Trento e Bolzano che, godendo del medesimo privilegiato statuto, sono diventate autentici giardini, dove tutto è pulito e ordinato, i servizi funzionano alla perfezione, i cittadini vivono nella sicurezza, molti di essi nell'agiatezza. È evidente. Se c'è qualcosa che non va, questo qualcosa è in Sicilia - trascurata da chi invece dovrebbe amarla - e non a Roma o a Milano o in Alto Adige.
Non si capisce perché Lombardo se la prenda con la stampa, uno specchio della realtà, e non, viceversa, con se stesso, avendo contribuito a creare quella brutta realtà di cui ci rimprovera la descrizione. Anche la sua richiesta di risarcimento danni - un miliardo - rivela scarso senso pratico, sconfinante nel velleitarismo. Se egli desidera recuperare denaro da investire con saggezza a favore del suo popolo, cominci a eliminare gli sperperi: 24mila guardie forestali, in una zona nella quale non esistono numerose foreste, forse sono troppe, di sicuro l'organico è superiore a quello dell'intero Nord dove i boschi ci sono davvero.

E che dire dei maestri di sci - una moltitudine - assunti in una regione che non brilla certo per gli sport invernali? Che ci fanno intorno al governatore 28.796 dipendenti retribuiti con i soldi degli italiani (siciliani inclusi) che lavorano onestamente? Sono queste le domande a cui Lombardo è tenuto a rispondere.

Intendiamoci, non si può incolparlo di tutto il disastro; è noto che quando è stato eletto al vertice della Regione Siciliana, l'ente era già un colabrodo. Ma lui che ha fatto per rimediare o almeno tentare di contenere lo sfacelo?

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