Tre donne sparite in 5 giorni: il giallo che spaventa Varese

Una di loro è minorenne. Apparentemente non c'è legame tra i casi, ma gli investigatori non tralasciano nessuna pista

Tre donne sparite in 5 giorni: il giallo che spaventa Varese

Tre donne - molto diverse tra loro - ma tutte residenti in provincia di Varese. E sparite dalle loro case nello stesso brevissimo lasso di tempo, tra il 20 e il 25 maggio, lasciando dietro di sé solo un silenzio sinistro. Scomparse. Volatilizzate. E poi il buio. Per tutte e tre infatti non c'è un pensiero chiaro, una ragione vera per giustificare un allontanamento volontario tanto repentino e silenzioso, quasi violento. Di loro resta per ora solo la paura, il dolore, la disperazione che hanno lasciato nelle famiglie. Poi il mistero, il giallo di un filo rosso forse inafferrabile.
Un colpo di testa potrebbe essere la causa della «fuga» di Isabel Gianoncelli di cui stanno parlando un po' tutti anche perché è l'unica delle tre donne ad essere minorenne (ha 17 anni). Isabel abita con la famiglia a Cocquio Trevisago, proprio sopra il lago di Varese e frequenta la scuola Europea del capoluogo. Il 25 maggio è uscita dopo pranzo da casa e non è più tornata. Qualcuno sospetta che la ragazza se ne sia andata di sua spontanea volontà, stanca di qualche atto di bullismo, ma la pista sa di motivazione un po' lambiccata, «buona» per trovare una ragione a cui attaccarsi. La ragazzina ha parenti in Germania, parla 3 lingue e ha staccato il cellulare che porta con sé. E adesso, dopo aver installato un campo base a Caldana e aver esteso per una settimana le ricerche dalle rive (e le acque) del lago di Varese fino alla vetta del Campo dei Fiori, soccorritori e carabinieri hanno smontato la struttura, lasciando l'inchiesta nelle esperte mani carabinieri della compagnia di Varese per continuare, se servirà, le indagini all'estero. Tuttavia le ricerche sono pronte a riprendere: finora nessuna telecamera nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie della zona sembra aver immortalato la ragazza mentre acquista un biglietto o sale su un convoglio.
La seconda storia parte dall'altra parte del Varesotto, Marnate, non molto lontano da Busto Arsizio. Lì abita Orsola Paganini, 56 anni, una casalinga come tante, una vita senza scossoni. «Parlerò con tutti, guardi: purché non cali il sipario» ci dice subito al telefono il marito Marcello Castiglioni, per poi interrompersi per l'emozione che gli blocca il respiro e la parola, quasi non trovasse il modo per raccontare qualcosa che non conosce, che gli è piombato addosso all'improvviso come un asteroide venuto da un altro mondo. Questo pensionato di 58 anni non sa più che fine ha fatto la moglie sempre dal 25 maggio. Quella mattina Orsola ha preso la bicicletta solo con la tessera elettorale e il cellulare in tasca, in teoria per recarsi a votare.
«Avevamo preparato i documenti insieme. Sono uscito di casa presto, prima di lei e l'aspettavo al seggio dove ero scrutatore - racconta ancora il marito -: non l'ho mai più rivista. E di lei non abbiamo trovato nulla, nemmeno la bici! È un modello da donna di colore rosso scuro, con parafanghi, portapacchi e copricatena neri: niente! Sa cosa significa il benché minimo indizio? È come se Orsola fosse evaporata. E la cosa che mi preoccupa maggiormente è che ha lasciato a casa anche il suo adorato Willie, un meticcio-volpino da cui era inseparabile!».
Castiglioni e la figlia 25enne Viola - che risiede in Sardegna ed è tornata immediatamente per stare accanto al padre inconsolabile - non si sono limitati a sporgere denuncia ai carabinieri e a cercare Orsola in tutti i posti dove avrebbe potuto recarsi. Dopo aver chiamato per 12 ore il cellulare della scomparsa, che dava libero e poi si è spento (anche dalla cella, che copre non più di 25 chilometri, il riscontro è inesistente, ndr) hanno interpellato la nota trasmissione Rai «Chi l'ha visto» e sono andati di persona, loro due, in giro a cercarla anche in provincia di Como. «Chissà se qualche cane molecolare potrebbe darci una mano? Problemi? Forse ho sottovalutato la depressione in cui era piombata per la menopausa, ma non mi era sembrato nulla di grave» conclude il marito di Orsola.
Il mistero di Luciana Vismara, 44 anni, di Ferno, è forse l'unico - nonostante la ragazza parlasse molto raramente e non avesse amici - ad avere un epilogo scontato, seppure terribile. Luciana è sparita sulla sua mountain bike la mattina di martedì 20 maggio, lasciando a casa cellulare e portafogli. «Notando che mancava la bicicletta ho pensato che finalmente si era decisa a farsi un giro in bici: aveva l'auto, non le partiva mai, ma non si decideva a portarla dal meccanico» spiega il fratello Mario, 51 anni, tecnico in un tennis club della zona e che abita da solo con la sorella dopo la morte dei genitori. «Ma eravamo come due orsi, ci parlavamo appena. Dissapori? Noooo! Semplicemente, le ripeto, io e mia sorella siamo riservati: pensi che ognuno si preparava da mangiare da sé! E forse lei era talmente chiusa che io ultimamente non ho notato un peggioramento del suo umore: magari era depressione e non me ne sono accorto!».
«Dopo le medie Luciana ha fatto un corso di scuola superiore di tre anni, ma poi aveva sempre lavorato in un trapuntificio - continua il fratello -. Nel 2000 si era dovuta licenziare per occuparsi a tempo pieno di nostra madre ormai cieca e disabile. È morta due anni dopo. Da allora Luciana era disoccupata.

Leggeva libri di fantasy, ma di uscire non se ne parlava...Si rintanava sempre in camera sua. L'abbiamo cercata dappertutto, io sono volontario del parco del Ticino. Se mi sono fatto un'idea su quel che le è accaduto? Per me si è buttata nel fiume».

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