La folle notte di Roma ostaggio dei teppisti: "Via dagli stadi a vita"

Il giorno dopo gli scontri il tifoso del Napoli è stato operato ed è fuori pericolo, lo sparatore è stato arrestato. E Alfano chiede Daspo per tutti

Gennaro De Tommaso, il capo ultra' del Napoli noto anche come Genny 'a carogna
Gennaro De Tommaso, il capo ultra' del Napoli noto anche come Genny 'a carogna

U n sabato qualunque, un sabato italiano. Anzi, romano. Protagonisti: capi ultrà che si ergono a giustizieri e conquistano il potere. Spettatori dal vivo: le massime autorità di uno Stato mostratosi debolissimo. Spettatori dal video: gli italiani che pensano di gustarsi una partita di calcio e invece assistono a uno psicodramma disgustoso. Roba da matti. Roba da Italia.
È la domenica delle ricostruzioni, delle polemiche, della vergogna. Delle telefonate di scuse, del premier Matteo Renzi che twitta su tutto ma tace su quello che è avvenuto sotto i suoi occhi, del ministro dell'Interno Angelino Alfano che minaccia «Daspo a vita» per i tifosi violenti, del questore di Roma che dice serafico: «L'ordine pubblico? È andato tutto bene».
Rivediamolo, questo film dell'orrore, che inizia nel primo pomeriggio di sabato con un contatto ravvicinato tra tifosi del Napoli e della Fiorentina nell'area di servizio dell'A1 di Badia al Pino, dove una domenica del 2007 Gabriele Sandri fu ucciso dall'agente Luigi Spaccarotella. L'incrocio è pericoloso e imprevisto: che ci fanno i partenopei lì? Offese, minacce, niente di più solo grazie all'arrivo della polizia stradale. È l'aperitivo.
La Grande Bruttezza va in scena a Roma. Scena clou a viale di Tor di Quinto, stradone di quasi periferia, di circoli sportivi, sfasciacarrozze, mignotte. Qui si scatena la follia di Daniele De Santis, ultrà romanista, 48 anni, un bel po' di Daspo alle spalle, la discutibile gloria di avere fermato il derby romano del 2004 scendendo in campo e convincendo il capitano Francesco Totti che non era il caso di far rotolare il pallone visto che un bambino era stato travolto e ucciso da un'auto della polizia. Ah, a proposito: nessun bambino era morto, quella sera.
De Santis, secondo la ricostruzione della questura basata su «testimonianze univoche e immagini molto chiare», vede un nutrito gruppo di tifosi del Napoli che vanno verso l'Olimpico, lancia dei fumogeni, i napoletani lo inseguono, lui cade e vìstosi perduto tira fuori una pistola 7.65 (sarà ritrovata con la matricola abrasa) e spara almeno quattro volte: Ciro Esposito, 30 anni, viene colpito all'addome ed è in fin di vita, anche se ieri un intervento riuscito ha aumentato le speranze della famiglia e ha spinto la mamma Antonella a perdonare lo sparatore. Feriti anche Alfonso Esposito alla mano e Gennaro Fioretti al braccio e alla mano. Gli scampati si avventano su De Santis e lo massacrano. Per lui una gamba rotta e l'arresto per tentato omicidio e porto abusivo d'armi. Arrestati per rissa anche i tre feriti.
Da quel momento è l'inferno. Scontri tra tifosi e tra questi e la polizia a Ponte Duca d'Aosta, al Ponte della Musica, a Ponte Milvio. Volano spranghe, esplodono bombe carta, tutto il quadrante della città finisce sotto assedio, bar e negozi chiudono, il traffico impazzisce, immagini dagli elicotteri riprendono formicai di tifosi che si agitano tra le auto che li evitano a stento. Alla fine si contano cinque agenti e due steward feriti, un arresto, due denunce.
Poi tutti all'Olimpico. La tensione è altissima. I petardi assordano e stordiscono, i bambini piangono, la festa nemmeno incominciata è già finita. La Curva Nord, che ospita i tifosi napoletani, non vuole che si giochi quella finale, gira la voce che uno di loro sia morto. Sale sul proscenio Gennaro De Tommaso, vezzoso nickname «Genny 'a Carogna», capotifoso del San Paolo. È lui a confabulare con il capitano azzurro Marek Hamsik, lui a partecipare a un conciliabolo con i capotifosi della Fiorentina, lui issato come un Cristo sovrappeso su un cancello della curva in un'immagine che fa il giro del mondo ad accettare che la partita si giochi ottenendo però che gli ultrà tacciano. Lui a far tutto ciò indossando una t-shirt che inneggia ad Antonino Speziale, l'ultrà che nel febbraio 2007 uccise l'agente Filippo Raciti prima di un lugubre Catania-Palermo. Le autorità negano una trattativa Stato-curva.

«È stato il Napoli a chiederci di ritardare la partita e spiegare alla curva che il loro tifoso non era morto», dice il questore di Roma Massimo Maria Mazza. Si gioca, ma prima la povera Alessandra Amoroso intona la versione più fischiata della storia del già non popolarissimo inno italiano. Fratelli d'Italia, l'Italia ha il Daspo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica