Italia choc: 700mila bimbi subiscono violenze

Gli abusi tra le mura domestiche. Un pediatra su cinque tace di fronte a sospetti di violenze subite dai bimbi

Italia choc: 700mila bimbi subiscono violenze

Un pediatra su cinque sospetta di essersi imbattuto in casi di maltrattamenti nei confronti di bambini, ma ammette di non aver denunciato.
Lo rivela uno studio dell'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidoss) presentato in anteprima all'International pediatric workshop che si è chiuso ieri a San Pietroburgo. E non è tutto: secondo il dossier spesso le violenze avvengono proprio per mano di chi dovrebbe proteggere i piccoli, a cominciare dai genitori. Fratture, lividi, escoriazioni all'interno della bocca e bruciature, causate da incidenti circospetti, sarebbero spia del fenomeno. Che comporta anche cambiamenti nel comportamento dei piccoli, rendendoli più pigri, svogliati, o al contrario iperattivi e impulsivi. Il fenomeno in Italia coinvolge, secondo le stime, circa 700mila tra bambini e adolescenti. Mentre sono 100mila, circa l'1% del totale degli under 18 italiani, coloro che vengono presi in carico dai servizi per abusi. Nell'80% dei casi a compiere la violenza è la madre, nel 10% il padre. Gli abusi sessuali rappresentano il 13 per cento dei casi di violenza. A rischio sono soprattutto i più piccoli, e dunque più indifesi: l'età media delle vittime è tra i 4 e i 6 anni, e se le bimbe patiscono più spesso abusi sessuali, i bimbi sono invece bersaglio di comportamenti violenti.
Che fare, dunque? La salvezza passa in primo luogo da insegnanti e medici. La segnalazione degli abusi, sottolineano dal convegno, la metà delle volte arriva dalla scuola o dal pediatra, e in un caso su quattro dai servizi sociali o da uno dei genitori. Il 43 per cento dei 300 pediatri di famiglia intervistati per l'indagine di Paidoss ha segnalato maltrattamenti su minori, in un caso su tre nell'ultimo anno e due volte su tre mettendo al corrente i servizi sociali. Di fronte a queste situazioni, tuttavia, i pediatri ammettono di non sentirsi preparati a sufficienza. L'80 per cento di loro non si ritiene competente e non conosce bene le leggi al riguardo, il 70 per cento pensa di avere troppo poco tempo per una valutazione corretta. Il 62 per cento, inoltre, teme di non essere abbastanza tutelato in caso di sospetti non confermati e preferisce delegare agli esperti. E così il 20 per cento dei pediatri ammette di avere avuto sospetti ma di non averli segnalati, anche nel timore di sbagliare. «Il pediatra è una sentinella della salute del bimbo: dobbiamo aumentare le sue conoscenze perché possa decidere se e come sporgere una segnalazione in modo efficace, a maggior ragione oggi che, per colpa della crisi economica, sono sempre di più i minori che vivono in condizioni di indigenza e di deprivazione sociale, in cui abusi e maltrattamenti sono più probabili», ha detto Giuseppe Mele, presidente di Paidoss e della Società italiana medici pediatri.

Che ha poi sottolineato come questo tipo di tutela si fondamentale anche per evitare le gravi ripercussioni, che possono avere «effetti negativi su tutta l'esistenza della vittima». Un minore che ha subito abusi, ha concluso il presidente, «sarà più spesso un adulto problematico».

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