Ius soli e ddl Zan: ecco le priorità della Schlein per "rifondare" il Pd

Dovrebbe essere il nuovo che avanza ma le idee di Elly Schlein sono permeate dal vecchio concetto di sinistra inconciliabile col futuro

Ius soli e ddl Zan: ecco le priorità della Schlein per "rifondare" il Pd

Il Pd che si appresta a votare il nuovo segretario vuol dar l'illusione ai suoi elettori di essere pronto al cambiamento a in realtà le idee dei suoi candidati di punta lo riportano indietro di decenni. Elly Schlein, definita da più parti come il nuovo che avanza, ha le stesse idee della sinistra preistorica italiana e avvicina il partito al Movimento 5 stelle. Lo ha dimostrato durante l'incontro tenuto in uno storico centro culturale di Torino, che lei e Stefano Bonaccini sembrano considerare la Stalingrado d'Italia. Ma le location scelte dai due dicono molto della loro strategia: il presidente dell'Emilia Romagna è andato a Mirafiori dagli operai a farsi contestare perfino dai sindacati mentre il suo braccio destro ha scelto uno dei salotti più di sinistra della città, una sorta di centro sociale radical chic. Solo qui, e in posti come questo, avrebbe potuto raccogliere applausi per lo Ius soli, non certo a Mirafiori, dove avrebbe incontrato il mondo reale così lontano dal suo background.

Come riferisce La Stampa, Elly Schlein mantiene la tradizione ormai radicata del Pd. Ancora una volta un esponente di sinistra si dimostra senza idee e senza contenuti e invece di dire quello che farebbe per risolvere un problema, dice quello che non farebbe per attaccare il centrodestra. Ha cercato l'applauso facile sparando ad alzo zero sul governo Meloni e sul tema migranti. Banale e imprevedibile, l'intervento della Schlein definisce la classe dirigente del Paese "ossessionata dall'immigrazione: lo vediamo anche in queste ore con la scelta scellerata di confermare i memorandum con la Libia". Impossibile capire quale possa essere la ricetta di Elly Schelin contro l'immigrazione irregolare, fenomeno sul quale anche l'Europa si è espressa in maniera netta per la ricerca di una soluzione. La candidata dice solo quello che lei non farebbe: "Il Pd che noi vogliamo costruire è un Pd che non finanzia la guardia costiera libica, perché la guardia costiera libica viola i diritti fondamentali".

Però c'è qualcosa che vorrebbe fare, un'idea abbandonata dalla stessa sinistra che era al governo fino a luglio, che si era forse resa conto dell'impossibilità del sistema. Dal palco di Torino ha rilanciato lo Ius soli e il ddl Zan, temi che stanno a cuore solo ai buonisti col portafoglio pieno che vogliono alleggerire la propria coscienza, "Perché dobbiamo difendere i diritti di tutte le famiglie". Riformare il Pd con un progetto abbandonato dallo stesso Pd, che aveva (fallimentarmente) virato sullo Ius scholae non sembra una mossa particolarmente saggia. Eppure, ancora una volta, le priorità di questa sinistra si scontrano con quelle del mondo reale, pressoché sconosciuto a Elly Schlein.

Nel suo intervento ha poi dichiarato di voler riformare lo statuto dei lavoratori per includere anche i lavoratori digitali, oggi senza tutele e "senza diritti". Ha poi giocato la carta dei rider, perché anche a loro vuole dare tutele: "Perché se il loro mestiere è regolato dall'algoritmo è un lavoro subordinato.Tocca alle multinazionali che lo utilizzano dimostrare il contrario e comunque quell'algoritmo deve essere trasparente". E ha infilato nel suo discorso populista anche i lavoratori dello spettacolo, pr i quali, ovviamente, vuole "inventare nuove forme di tutela".

E tra la promessa dell'invenzione di una tutela e l'altra, Elly Schlein ha trovato anche il modo di lanciare una frecciata al suo pigmalione, Stefano Bonaccini: "Sono felice che stiano cambiando idea anche gli altri candidati, il Jobs Act è stata una scelta sbagliata, accoppiata a quella di liberalizzare i contratti a termine". Un'altra stoccata a Bonaccini è arrivata perché a seguito del suo contestato ingresso nel Pd, Dino Giarrusso ha dichiarato di sostenere Bonaccini.

Quindi, ecco la chiusura a effetto con la stilettatata finale a Renzi, grazie al quale lei è dov'è: "Dobbiamo avere il coraggio di cambiare il gruppo dirigente sapendo che serve un ponte generazionale. Sono contenta di non essere stata una rottamatrice e che i rottamatori siano andati da un'altra parte".

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