L’Emilia ferita da 80 scosse Un boato, poi il terrore : sette morti sotto le macerie

L’Emilia ferita da 80 scosse Un boato, poi il terrore : sette morti sotto le macerie

La torre dell'orologio è crollata a metà, ferita da una sciabolata dal cielo. I vicoli del centro storico ingombri di mattoni rossi, le campagne punteggiate dalle macerie di casolari, le sirene delle ambulanze che rompono il silenzio che segue il terremoto. E i morti, sette persone, di cui quattro operai al lavoro. Morire sul lavoro in tempo di crisi, nel cuore di una notte tra sabato e domenica, quando tanti giovani tornano dalla discoteca.
Qualcuno si è salvato dal sisma proprio perché al momento della scossa più violenta, alle 4,04 del mattino, era appena tornato a casa. Come Cinzio Bregoli, che vive in un palazzo del Settecento sotto le antiche mura di Finale Emilia: come in un film dell'orrore, fuggiva mentre l'edificio crollava alle sue spalle. E una volta fuori, nel parco, ha visto sgretolarsi un'ala della costruzione.
La gente ha udito un sinistro boato. Poi i crolli: campanili mozzati, capannoni agricoli sventrati, le pareti esterne delle chiese sbrecciate, calcinacci dietro ogni angolo. Gli edifici storici scoperchiati. Le strade secondarie crepate e i ponti sul canale Cavo Napoleonico pericolanti. E poi le auto parcheggiate in strada con i sedili reclinati, i finestrini appannati, i bagagliai rigurgitanti di cose ammassate in fretta. I campi di calcio trasformati in tendopoli. I capannelli di persone incredule vestite in qualche modo. Le famiglie di magrebini con gli occhi ancora pieni di paura davanti a uno spettacolo mai visto. Gli ospedali svuotati, i malati spinti sui marciapiedi nelle lettighe o in sedia a rotelle sotto una pioggia che per tutto il giorno non ha dato tregua.
Ma lo spettacolo più agghiacciante sono i resti del capannone delle ceramiche Sant'Agostino. È una fabbrica gigantesca, che occupa i due lati della statale che unisce la località ferrarese più colpita dal terremoto a Cento. Blocchi grigi di cemento armato, solidi, all'apparenza incrollabili. E invece laggiù, nel punto più lontano dalla strada, ecco le lastre di cemento accatastate come un castello di carte. Sepolti lì sotto hanno perso la vita due operai del turno di notte. È il deposito delle piastrelle, edifici fatti di lamiere e scaffali. C'erano due torri, è rimasta soltanto la più bassa.
Qualche chilometro più avanti, lungo questa strada che taglia la campagna e cuce una fila di capannoni industriali, si trova la fonderia Tecopress dove un terzo operaio ha trovato la morte. Un quarto è rimasto sotto le macerie di una fabbrica di polistirolo e materiali plastici a Ponte Rodoni di Bondeno. Lavoratori invisibili. Le altre due vittime sono tre donne, un'ultracentenaria di Sant'Agostino intrappolata nel suo casolare, una signora tedesca di 37 anni, spaventata a morte a Bologna e un’anziana di 86 anni, che a causa della scossa si è sentita male ed è deceduta dopo il ricovero in ospedale a causa di un ictus.
Il triangolo fra Ferrara, Modena e il Mantovano è un interminabile nastro biancorosso che delimita le aree pericolanti. Lo scossone più violento è stato seguito da un’ottantina di sommovimenti minori, una paura diffusa, senza tregua, soprattutto dopo il boato di metà pomeriggio. I crolli si sono ripetuti, a Finale è rimasto ferito un vigile del fuoco al lavoro al terzo piano di un edificio. Tutto il centro è stato transennato. E così a Poggio Rusco, Poggio Renatico, Mirabello, Casumaro, Buonacompra, Alberone «il borgo del cotechino». A Sant'Agostino si è sfaldato un pezzo del municipio.
Ovunque gruppi di curiosi sotto gli ombrelli, che raccontavano sottovoce ognuno il proprio dramma, costretti a tenersi a distanza dai calcinacci. Bar e pizzerie chiuse, molte hanno soltanto piatti e bicchieri in frantumi. I ragazzini sulle porte degli oratori, in una domenica senza pallone o calcio-balilla, con le chiese transennate in un giorno in cui si dovevano celebrare tante prime comunioni. I portici emiliani da luogo di ritrovo abituale sono diventati luogo di rifugio e consolazione.
I parcheggi dei supermercati traboccano di auto trasformate in alloggi di emergenza. Camperisti e roulottisti aprono le case mobili a parenti e amici, sanno dove andare a rifornirsi di acqua e scaricare i liquami. Sono tremila gli sfollati, 2.500 in provincia di Modena e gli altri nel Ferrarese. Per 72 ore i centri più antichi sono stati dichiarati inagibili. Padri di famiglia si aggirano per Finale e Sant'Agostino trascinando valigie e zainetti. Parecchi meridionali hanno caricato le auto e hanno preso la via del Sud, in attesa che le forze della natura si plachino.
I soccorsi sono imponenti e organizzati. L'Emilia Romagna non è stata colta di sorpresa. Forze dell'ordine, Protezione civile, vigili del fuoco, alpini, guardie ecologiche, volontari. Per il momento le strutture di emergenza sono sufficienti alle necessità, ma la situazione potrebbe complicarsi. A Finale, per esempio, il campo di calcio vicino alla stazione dei bus era una tendopoli blu dopo poche ore con tanto di cucina mobile. Ma la scossa del pomeriggio ha reso inagibili gli spogliatoi dove si trovavano i servizi igienici.

Allora occorre trovare i bagni chimici, trasportarli, montarli. Finché non arrivano, bisogna capire come collegarsi alle fognature. E intanto piove a dirotto sugli sfollati, e sul terrore incancellabile di chi un tetto ce l'ha ancora.

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