L’escamotage potrebbe sciogliere nodi critici per i lumbard, come Monza

L’escamotage potrebbe sciogliere nodi critici per i lumbard, come Monza

RomaLa Lega non cede e fa il diavolo tentatore. Nonostante in alcune città (vedi Monza) la posizione dei candidati leghisti sia troppo debole per trovare riconferme nelle elezioni di maggio, il Carroccio per ora non concede deroghe. Nessuna alleanza con il Pdl scatterà per le prossime amministrative, è stato deciso durante la segreteria politica convocata ieri a via Bellerio con tutta la dirigenza del partito di Bossi e Maroni, presenti Castelli, Calderoli e i capigruppo di Camera e Senato, Dozzo e Bricolo, con Rosy Mauro, una riunione in cui si è naturalmente parlato anche delle posizioni leghiste sulla nuova riforma del mercato del lavoro, modifiche all’articolo 18 comprese. La scelta di ballare da soli ha in effetti un certo appeal per l’elettorato, e mantiene un’apparente coerenza rispetto ai toni ostili contro tutti i partiti tenuti dai nordisti a livello nazionale: il vicecapogruppo alla Camera, Maurizio Fugatti, ha per esempio accusato ieri il Pdl di essere il «mandante di oltre cinquanta nuove tasse introdotte dal governo Monti» con Udc e Pd.
«Con il Pdl nessuna deroga» - ha scandito Castelli al termine della segreteria politica milanese - Credo che uscirà un comunicato. Non sono il portavoce della Lega».
E però la decisione all’apparenza definitiva e categorica nasconde una invisibile deroga, un escamotage, oppure una tentazione lanciata a eventuali ribelli del Pdl, come è del resto già successo a Verona. Il vertice padano ha infatti stabilito che la Lega potrà eventualmente allearsi con liste civiche che sostengano il proprio candidato. Come dire: se il Pdl saprà organizzarsi in liste che inglobino una parte della società civile e che perdano il connotato del partito di appartenenza, il Carroccio allora dirà sì. Ma dal Pdl si mantiene ferma l’intenzione di portare alle elezioni il proprio simbolo ovunque. E su Monza potrebbero arrivare novità entro domani, un nome «mai uscito in questi giorni», si apprende da ambienti lombardi del Popolo della Libertà, che metterebbe d’accordo tutti nel partito. È insomma una piccola guerra di nervi tra Lega e Pdl, che si risolverà nelle prossime 24 ore.
Dal vertice qualcuno si aspettava un «cedimento» leghista in particolare su Gorizia e Monza. Qui è il sindaco uscente, Marco Mariani, ad aprire al partito di Alfano. E lo stesso Alfano, proprio mentre Bossi stava riunendo i suoi in via Bellerio, aveva lanciato un messaggio ottimista: «Speriamo che il presidente Bossi, rispetto alla scelta autonoma compiuta nella Lega, possa concedere alcune deroghe che possano servire a dimostrare che uniti si continua a vincere al Nord».
Il Pdl non ha ancora un candidato a Monza, la Lega sì, ma correre da soli per il Carroccio significa rischiare moltissimo. Il dato di fatto, secondo ambienti del Pdl, è che il centrosinistra a Monza attualmente non supera la soglia del 40 per cento. Il tempo stringe, bisogna decidere entro il 3 aprile.


I dirigenti leghisti hanno mantenuto il proverbiale silenzio austero all’uscita dalla riunione nel fortino di via Bellerio, dopo circa un’ora e mezza di incontro: «C’è stata una riunione, abbiamo parlato di tutto ma non sono il portavoce di nessuno, non ho nulla da dichiarare», si è limitato a far sapere Maroni.
Nessuna alleanza, per ora, con nessun partito. Ai ballottaggi, si vedrà.

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