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L’ipocrisia della sinistra green: l'Emilia ha 7 impianti e Roma le manda i rifiuti

La "monnezza" finisce nella terra della segretaria. Ma sulla Capitale ora c’è il veto

L’ipocrisia della sinistra: l’Emilia ha sette impianti e Roma le manda i rifiuti

Tra gli effetti collaterali della nuova segreteria del PD di Elly Schlein, c’è la messa in discussione della realizzazione del termovalorizzatore a Roma voluto dalla giunta di centrosinistra guidata da Roberto Gualtieri. Ha fatto discutere la risposta del nuovo segretario a una domanda sulla necessità dell’inceneritore romano durante un evento elettorale a Campi Bisenzio: «Siamo in Toscana» ha affermato la Schlein evitando così di prendere posizione su una questione che divide il partito. Già con la nomina di Annalisa Corrado a responsabile Ambiente del Pd (da sempre contraria all’inceneritore) e di Sandro Ruotolo che ha chiesto un referendum sul termovalorizzatore di Roma, si era compreso il cambio di passo della sinistra. Ruotolo si è rivolto direttamente al primo cittadino della capitale, suo compagno di partito affermando: «Gualtieri lo vuole fare? Lo facesse lui, si prenda le sue responsabilità,». Una posizione opposta a quella di Stefano Bonaccini per cui sarebbe un «errore clamoroso» non sostenere Gualtieri sul termovalorizzatore aggiungendo: «Su questo bisogna avere le idee chiare».

Mentre il gruppo di Verdi-Sinistra italiana ha presentato un ordine del giorno alla Camera per impegnare il governo a revocare i poteri commissariali al sindaco di Roma e nominare un nuovo commissario «che attui rapidamente il piano rifiuti della regione Lazio che non prevede nuovi inceneritori», il rapporto sinistra-termovalorizzatore è un concentrato di ipocrisie, giravolte e piroette. A giugno 2021 Roberto Gualtieri, allora candidato alle primarie del centrosinistra a Roma, si esprimeva in modo netto contro l’inceneritore: «La tecnologia dei termovalorizzatori non è più risolutiva, oggi esistono tipologie impiantistiche più specializzate per trattare e valorizzare i diversi materiali. Realizzare un nuovo termovalorizzatore significa rinunciare all’idea di raggiungere livelli europei di raccolta differenziata e rinunciare a investire in impianti avanzati». Poco più di un anno dopo annunciava la realizzazione del termovalorizzatore nella capitale: «È la scelta più green che esiste».

Proprio mentre a Roma il Pd si schierava a favore della costruzione del termovalorizzatore, i compagni siciliani manifestavano contro l’allora governatore Nello Musumeci colpevole di voler realizzare due inceneritori a Gela e Catania con le parole del segretario regionale Anthony Barbagallo: «Siamo assolutamente contrari a questo genere d’impianti». Eppure in qualche modo i rifiuti devono essere smaltiti e, non essendo Roma autosufficiente, vengono inviati in altre regioni d’Italia (quando non all’estero) con un costo in termini economici e ambientali ingenti. I rifiuti sono infatti trasportati su gomma o su treni speciali che producono cospicue emissioni per arrivare a destinazione e costituiscono un costo ingente per i cittadini (non a caso a Roma la Tari è la più alta in Italia per un servizio pessimo).

Tra le principali regioni destinatarie dei rifiuti della capitale, c’è l’Emilia Romagna dove sono presenti sette termovalorizzatori, la stessa Emilia Romagna di cui Elly Schlein è stata vice governatore fino a pochi mesi fa. Il paradosso è che non solo i cittadini romani spendono per inviare i rifiuti in altre regioni o all’estero ma bruciandoli nei termovalorizzatori si produce energia di cui usufruiscono altri territori.

Una delle motivazioni per cui in Italia non si riescono spesso a realizzare opere e impianti necessari o per cui i tempi di costruzione sono lunghi e pieni di incognite, è il continuo cambio di posizioni della politica come insegna la vicenda del termovalorizzatore di Roma.

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