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"L’odio dei collettivi non mi ferma, Andrò a ricordare Ramelli a scuola"

Parla la sottosegretaria Frassinetti amica del giovane ucciso nel ’75 a Milano

"L’odio dei collettivi non mi ferma, Andrò a ricordare Ramelli a scuola"

Onorevole Paola Frassinetti, l'annuncio con una circolare del preside Davide Bonetti della sua visita domani all'Istituto Molinari di Milano, la scuola di Sergio Ramelli, ha provocato una violenta reazione a sinistra.

«Mi sembra assurdo, non me lo aspettavo proprio, non capisco perché».

La rete dei collettivi «Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale» annuncia un presidio per impedirle di entrare.

«Chiamerò il questore e gli chiederò consiglio per organizzare la cerimonia facendo il possibile per evitare violenze».

In che veste si presenterà al Molinari?

«Già altre volte sono andata alla targa che sul muro della biblioteca ricorda Sergio, ma quest'anno sono particolarmente fiera di potergli rendere omaggio come sottosegretario del ministero dell'Istruzione».

Lei conosceva Ramelli.

«Andavamo in due scuole vicine, lui al Molinari e io al Carducci e frequentavamo il Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi».

Dicono che eravate due fascisti in tempi nei quali si gridava che ammazzare un fascista non era reato.

«Eravamo due giovani appassionati di politica. E per questo rappresentavamo gli studenti negli organismi scolastici».

Chi era Sergio Ramelli?

«Un ragazzo molto tranquillo, sempre allegro, socievole e amico di tutti. Andava in oratorio e gli piaceva giocare a pallone, ma come ho detto la sua passione era la politica».

Un tema sulle Brigate rosse gli costò la schedatura e l'essere segnalato ai killer rossi di Avanguardia operaia.

«È questo che vorrei ricordare andando domani al Molinari. In quegli anni terribili l'omicidio a colpi di chiave inglese poteva nascere all'interno di una scuola».

I collettivi della sinistra dicono che la sua è una provocazione e una «presenza strumentale».

«Non riesco proprio a concepire tanto rancore. Credo che a sinistra siano a corto di idee e quindi usino l'antifascismo militante e fuori tempo per colmare questo vuoto».

La sua non è stata una decisione imprudente?

«Ma perché. Il sindaco Giuseppe Sala ogni anno va a ricordare Sergio al cippo a lui dedicato dal Comune in un giardino di Milano. Con me al Molinari sono già venuti anche rappresentanti della sinistra».

C'è un clima incattivito dopo che il centrodestra ha vinto le elezioni?

«Io credo di sì. Anche se penso che la gran parte della sinistra non immaginerebbe nemmeno di impedirmi di ricordare l'anniversario di un ragazzo ucciso sotto gli occhi della madre solo perché era di destra».

Cosa dirà a chi cercherà di impedirle di entrare in quella scuola?

«Di guardare la foto di Sergio in coma. Noi ragazzi andavamo davanti all'ospedale in quei terribili 47 giorni dell'agonia a chiedere sue notizie alla mamma Anita. E assicuro che fu terribile».

Basterà?

«Spero che impedirmi di ricordarlo non significhi che qualcuno giustifica quella barbarie».

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