
Ma io ve l’avevo detto, Berlusconi non è il tipo da andarsene così, in punta di piedi. Vedrete, tornerà, scrivevo, farà il botto finale, la fiammata. Ero e resto dell’idea che il suo ciclo si sia concluso, e pure male. Ma non considero servile il ceto politico che fa dietrofront e riprende ora a venerare Berlusconi leader. Lui ha fondato il centro-destra, lui li ha portati alla vittoria e al governo, è coerente che sia lui a chiudere il ciclo e perfino a portarli alla rovina. In quanto loro re,è l’unico ad aver diritto di condurli all’inferno dopo averli condotti in paradiso. Lui è la causa principale di ogni bene e di ogni male capitato a loro in questi anni.
Tanto più che nessuno aveva avuto nell’arco di un anno il coraggio di passi decisivi: la destra era rimasta lì accucciata, il centro stava marciando verso Monti, il nulla stava divorando tutto e tutti, postazioni e consensi. Del resto non avevano alternative. Non voglio rivivere il clima degli anni scorsi, pavento sostegni in Lombardia a chi annuncia di voler imitare la Scozia e la Catalogna; non voglio rivedere facce, linguaggi, processi, nominati. Non voglio. Ma sarebbe stato da carogne sciagurate se i subalterni fossero insorti: carogne perché ingrati nella cattiva sorte, sciagurate perché sarebbero andati comunque al massacro.
In questa chiave - osservo da estraneo - è politicamente e moralmente meglio il signorsì di Schifani alla rovinosa slealtà di Fini. Andate avanti voi che a noi italiani viene da ridere. No da piangere. Ma pure da ridere