Politica

L'allarme delle imprese

Roma «Il Paese non è più in grado di subire ulteriori aumenti della pressione fiscale. Dobbiamo avere un fisco equo è più semplice, perché così è possibile controllare che tutti lo rispettino». Giorgio Squinzi (nel tondo), leader della Confindustria, presenta insieme con i presidenti di altre quattro organizzazioni imprenditoriali (Abi, Ania, Rete imprese Italia e Alleanza delle cooperative) un documento in dieci punti, a sostegno dell'Italia e dell'euro, che le imprese giudicano «senza alternative». Ma accanto all'appello all'Europa perché difenda la sua moneta e la sua economia con tutti i mezzi, il mondo imprenditoriale italiano chiede al governo di andare avanti con le riforme, creando un clima sociale che favorisca la cooperazione fra le parti sociali e la politica.
«L'azione avviata è tutt'altro che compiuta», scrivono le imprese nel loro documento. Però l'appoggio a Monti è convinto: «Questo governo - spiega Squinzi - è l'unico che abbiamo e l'unico possibile. Dobbiamo crederci e andare avanti, anche se lo si potrà giudicare fino in fondo solo con la conversione in legge dei vari provvedimenti, dal decreto sviluppo alla spending review». Ed a proposito dei tagli di spesa, le imprese premono perché i risparmi ottenuti dal provvedimento si trasformino, almeno in parte, in riduzione delle tasse. Anche il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, ne conviene: «Il livello di tassazione in questo Paese - dice - è diventato insostenibile».
Il momento è molto serio, e le imprese sanno perfettamente di non essere fuori dal tunnel. «Possiamo uscirne con le nostre forze e con quello che sta facendo Monti, ma quando ne saremo fuori - osserva Squinzi - avremo bisogno di una buona politica». Secondo Giorgio Guerrini, presidente di Rete imprese Italia, «la situazione è difficile, lo dimostra l'aumento della disoccupazione. Nessuno vuole investire da noi in questo momento, chi può scappa e chi resta è soffocato dalle tasse e dalla burocrazia. Chi si candida a governare - aggiunge - deve affrontare in modo serio questi problemi». Tutte le imprese chiedono ai partiti un accordo per cambiare la legge elettorale, e un impegno sui principi cardine in materia economica: risanamento dei conti, meno Stato nell'economia, innovazione e produttività, liberalizzazioni e semplificazioni, infrastrutture.


«Gli attacchi all'Italia sono strumentali, perché così facendo qualcuno vuole far saltare l'euro - conclude Squinzi - ma il nostro Paese è solido, e dopo la Germania siamo i più competitivi dal punto di vista delle imprese».

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