In un suo articolo bello e malinconico sul Corriere della Sera, Paolo Conti suggerisce il disarmo... amoroso per chi ha raggiunto una certa età, consigliando l'avventura a chi ha ancora capelli in testa. Se fosse per questo, io il disarmo l'avrei dovuto dichiarare già a 18 anni. Ottuagenario, Goethe era solito trascorrere qualche giornata a Marienbad per rigenerare il suo corpo con le acque del posto. Non gli sfuggì lo stile di una contessa, non molto più giovane di lui, che si aggirava con eleganza tra i viali e le fontane della cittadina tedesca. Ne fu così catturato che confessò all'amico che il tempo dell'amore non ha limiti e che ci s'innamora a qualsiasi età. Che sia vera l'osservazione del poeta, ci vuol poco per convincersene, piuttosto diventa interessante capire quando si teme l'innamoramento.
Se, ormai a una certa età, volgo lo sguardo all'indietro, mi accorgo che sono due le grandi esperienze che hanno cambiato la mia vita, che mi hanno fatto crescere e mi hanno permesso di capire (nei miei limiti) cosa accade intorno a me: i viaggi e l'amore. Sono esperienze molto simili: entrambe sconvolgono - nel senso letterale del termine - sia i propri sentimenti, sia i principi e i criteri con cui si valutano persone e cose. È indubbio che per vivere quelle due esperienze la giovinezza conferisce una bella dose di energia che la vecchiaia o, diciamo più generosamente, la maturità, non può mettere a disposizione, ma la può egregiamente supplire. Intanto, il viaggio è una grande occasione d'esperienza se davvero si vuole viaggiare. Per quanto mi riguarda mi ha sempre messo in questa contraddizione: quando si viaggia da soli, si è in pochi; quando si è in due, si è in troppi. Da un lato si può patire la solitudine, dall'altro si devono limitare le proprie decisioni. In ogni caso rimane una grande avventura. Come l'amore quando non è un sentimento di solidarietà di difesa contro le difficoltà della vita.
Perché pensare che il viaggio e l'amore, soprattutto quest'ultimo, debbano essere esperienze giovanili che col trascorrere degli anni diventerebbero patetiche avventure? Perché si ha paura del cambiamento. «Non sposarti mai», mi diceva mia madre, che aveva visto franare rovinosamente il suo matrimonio. E quel consiglio l'ho messo a lungo, molto a lungo, in pratica: nessuna ammirazione e volontà di emulare Casanova, di cui mi ha sempre irritato la superficialità. Piuttosto mi affascinava la conoscenza della vita che non può rinunciare al viaggio e, ovviamente, all'amore. Non volevo intorno a me delle Penelope. Omero è colpevole di averci tramandato una gerarchia morale dei sentimenti, che ancora si usa disinvoltamente. Penelope sta in cima, Calipso molto in basso. Io ho sempre pensato a Calipso, a quanto abbia amato Ulisse, e se tutti sono moralmente rispettosi del dolore di Penelope, io ho pena per le lacrime di Calipso che non ha più con sé il suo Ulisse. Brutta storia quella di Penelope: si pensa che la donna debba stare lì, alla finestra ad aspettare il suo uomo che ritorna.
E poiché il mito non è cosa di questi tempi, si suppone che l'alternativa sia o stare a casa con la propria Penelope disposta a tessere la tela quando si è in viaggio, o gironzolare come un novello Casanova.
E se la verità fosse ancora quella di Goethe? Non sappiamo cosa sia successo tra il poeta e la contessa a Marienbad, ma sappiamo che innamorarsi a ottant'anni, o soltanto pensare che sia ancora possibile innamorarsi a una certa età, significa innanzitutto amare la vita, il suo mistero, l'inesauribile apertura alla conoscenza, moralmente convinti che mai niente è stabilito una volta per tutte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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