Lasciò andare Fioroni e definì illegittime le ordinanze del Viminale

P er Antonio Bevere, giudice di Cassazione e storico esponente di Magistratura democratica, Sallusti ha una «spiccata capacità a delinquere». Quindi deve andare in carcere. Benissimo. Un po' di storia, però. Perché Antonio Bevere è lo stesso che nel 1972 interroga ma lascia andare un terrorista; la prima gola profonda del terrorismo rosso.
All'epoca Bevere è sostituto procuratore presso il tribunale di Milano. Il 14 marzo muore Giangiacomo Feltrinelli, dilaniato da un'esplosione, ai piedi di un traliccio di Segrate. «Il compagno Osvaldo (nome di battaglia di Feltrinelli, ndr) è un rivoluzionario caduto combattendo», dicono sette anni dopo i terroristi Curcio e Viel, spazzando via le ipotesi care alla sinistra - Scalfari e Cederna in testa - di un assassinio. Feltrinelli è lì per fare un attentato. A Segrate ci arriva con un furgone, il cui tagliando di assicurazione porta dritto a Carlo Fioroni, detto il «professorino».
Chi è Fioroni? Un insegnante di Settala, estremista di sinistra, membro di Potere Operaio e dei Gap di Feltrinelli. Due giorni dopo la morte dell'editore rivoluzionario, i carabinieri portano Fioroni davanti a Bevere per l'interrogatorio. Ma, come recita la commissione parlamentare di inchiesta che termina i lavori il 26 aprile 2001, il sostituto procuratore «disponeva il rilascio di Fioroni. Il magistrato ebbe a dire: “Professore, mi dicono in Questura che lei sarebbe un acceso rivoluzionario, ma non si preoccupi, che la cosa al momento non ci riguarda... la sua versione tiene. Se ne può andare, ma si tenga a disposizione”». Fioroni, ovvio, sparisce.
Riacciuffato anni dopo, l'estremista ammette: «Non appena uscito dall'ufficio di Bevere mi nascosi. Dapprima a casa di un amico di mio padre, poi in casa di Carlo Saronio». Saronio è un giovane ingegnere milanese, ricco di famiglia, simpatizzante di PotOp. La sera del 14 aprile 1975 viene rapito da un gruppo di terroristi. Scopo dell'azione ideata da Fioroni: estorcere alla famiglia un ricco riscatto per finanziare la lotta armata. Il gruppetto stordisce Saronio con del cloroformio ma sbaglia dosi e il rapito muore. I rapitori chiedono inizialmente 5 miliardi per il rilascio ma, visto che l'«esca» è morta, si accontentano della rata di 470 milioni di lire. Fioroni viene arrestato in maggio a Bellinzona, in Svizzera, mentre cerca di cambiare il denaro. Viene chiesta l'estradizione per i reati di sequestro a scopo di rapina ed estorsione, omicidio, banda armata, associazione sovversiva. Fioroni va in carcere a Matera e dal 1978 comincia a collaborare. Tira in ballo tutti: Toni Negri, Francesco Piperno, Oreste Scalzone, Renato Curcio. Il gotha del terrorismo rosso. Fioroni viene condannato in primo grado a 27 anni, poi ridotti a 10 in appello, grazie alla legge Cossiga. Il suo legale storico, Marcello Gentili, lo lascia nel '84 perché non più convinto del pentimento del suo assistito.
Ma per Bevere, il «professorino» poteva andare. Povero Saronio. Ma il pensiero della toga che oggi vuole Sallusti in carcere è noto da anni. Nel 1983, alla Camera, è il deputato del Psdi Costantino Belluscio a firmare un'interrogazione parlamentare: «Chiedo di sapere se il dottor Antonio Bevere - domanda al Guardasigilli - è lo stesso che nel '77, parlando al congresso di Rimini di Md, aveva affermato testualmente: “Astenersi dal denunciare che l'ordine democratico è turbato dalle ordinanze illegittime del Ministero dell'interno; astenersi dal denunciare che è la legge Reale (legge che inaspriva le pene per i reati di terrorismo, ndr) uno dei più diabolici fattori criminogeni della nostra società e che quindi va abrogata e non utilizzata; astenersi dal denunciare gli immancabili risvolti antidemocratici dell'illusione repressiva prevalente nella sinistra storica, vuol dire identificare la funzione del giudice democratico in quella del giudice onesto ma politicamente subalterno alle forze politiche dominanti. Questi silenzi contribuiscono a rafforzare il capitalismo».

Belluscio chiede quindi se: «chi di dovere, abbia inteso promuovere o si proponga di farlo, una indagine per accertare se la presenza del dottor Bevere sia compatibile con il prestigio e la funzione dell'ordine giudiziario». Evidententemente no.

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