Enrico Lagattolla
MilanoEra un'inchiesta nata con il freno a mano tirato. Poi, col passare dei mesi, la Procura di Milano ha continuato a scavare nella vendita di Sea da Palazzo Marino al fondo di investimenti F2i di Vito Gamberale. Ora, una nuova svolta. Ieri i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del capoluogo lombardo hanno perquisito gli uffici della società che gestisce gli aeroporti lombardi (inclusi quelli del presidente Giuseppe Bonomi), andando anche a spulciare negli affari della «Appeal Strategy & Financel», una piccola società di cui l'ex ad di Unicredit Alessandro Profumo è presidente e principale azionista.
Nel mirino degli inquirenti un «incarico di advisory - si legge nel decreto di perquisizione - in relazione ai rapporti con gli azionisti». Una consulenza di cui «non risulta chiara l'effettiva motivazione». Primo, perché il contratto con la «Appeal» - circa 100mila euro - viene siglato il 14 settembre del 2011, mentre il bando per la vendita del 29,75% della società verrà pubblicato solo nel dicembre successivo. Secondo perché a pagare non è il Comune - che vende le sue quote - ma la stessa Sea. Nelle pieghe dell'inchiesta, però, c'è molto di più.
C'è, soprattutto, un incontro considerato sospetto dai magistrati. Una riunione a tre in un albergo. Presenti Profumo, Gamberale e il potente assessore al Bilancio del Comune Bruno Tabacci. È una traccia scoperta dagli investigatori nei computer degli indagati. Un'email che Gamberale riceve il 21 ottobre del 2011 dal suo braccio destro Mauro Maia (entrambi sono indagati con l'accusa di turbativa d'asta), in cui quest'ultimo ricorda al numero uno di F2i dell'appuntamento fissato per il lunedì successivo con Profumo e Tabacci. Per parlare di cosa? La circostanza, con tutta evidenza, è di grande interesse per gli inquirenti. Perché a ottobre la vendita di Sea non è neanche lontanamente in agenda, eppure Tabacci - diventato assessore solo tre mesi prima - ha un faccia a faccia con gli altri due protagonisti dell'operazione finiti nell'inchiesta. Il sospetto, dunque, è che l'incontro possa essere servito a tratteggiare i contorni del bando che F2i si aggiudicherà con un rilancio di un euro sulla base d'asta di 385 milioni. Dunque, un bando costruito ad hoc proprio per Gamberale.
Ma ci sono altri personaggi, altre date e altre intercettazioni che descriverebbero un accordo «occulto» tra le parti. Nelle carte in mano al procuratore aggiunto Alfredo Robledo, infatti, c'è una conversazione in cui Gamberale invita Maia a verificare che nel bando sia esplicitato «un profilo che rispecchi F2i», ricevendo rassicurazioni dal suo collaboratore. O ancora, come riportato dal Giornale nel giugno scorso, Gamberale e Maia avrebbero giocato di sponda con il Comune attraverso due importanti avvocati d'affari: Mario Roli (che nella partita rappresenta Palazzo Marino), e Carlo Croff (ingaggiato da F2i). I due - è l'ipotesi - avrebbero curato gli aspetti contrattuali dell'affare molti mesi prima che la cessione delle quote diventasse ufficiale. In una telefonata del 14 luglio 2011, Maia dice a Roli che hanno visto «il documento» (l'ipotesi è che si tratti di una bozza del bando), l'hanno commentato e ne avranno una copia che poi rivedranno con Croff.
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