
Sono lacrime di coccodrillo, quelle della sinistra che dopo l'attentato di Washington di stanotte vede il pericolo dell’odio antisemita, e chiede di fermare "la spirale d’odio" che lei stessa ha alimentato. Ha trovato un’espressione perfetta Giuseppe Conte. Peccato che la "spirale" l’abbia assecondata anche lui. L’ha sicuramente alimentata la sinistra estrema, usando e sdoganando a piene mani parole malate, che poi sono diventati slogan nelle manifestazioni, che poi sono diventate grida mortifere.
Il "genocidio", l’apartheid, la denuncia scagliata contro Israele e ossessivamente reiterata in ogni dove – dal Parlamento al bar - di "uccidere i bambini" quasi fosse un trastullo sadico. Forse a sinistra non lo sanno, ma il prototipo è l’accusa del sangue, che dipingeva gli ebrei come intenti a impastare col sangue dei bimbi il pane azzimo. È in questo mare di accuse faziose e menzognere che rischia di riesplodere l’odio e la violenza, non solo verbale.
"L’attentato di Washington è rivelatore. Quando i terroristi passano dal gridare 'Allahu akbar' a urlare 'Palestina libera', significa che si è costruito un nuovo alibi ai violenti per portare la morte anche qui, a casa nostra” dice Davide Romano, direttore della Brigata ebraica, che di parole malate sa qualcosa, se è vero che il 25 aprile gli ebrei milanesi possono sfilare nel corteo egemonizzato dalla sinistra solo scortati dalla polizia.
"Sionisti" li chiamano, come fosse un’accusa quella parola gloriosa nata nel cuore del movimento socialista e oscenamente ribaltata dalla sinistra comunista di oggi, e dai suoi alleati islamisti, fino a farle evocare il nazismo. Gli ebrei come i nazisti. La più crudele delle perversioni della realtà, figuriamoci poi quando viene rivolta a Liliana Segre, reduce dall’orrore di Auschwitz. E non sono solo svalvolati da tastiera, a battere su questi tasti.
Il discorso pubblico ha rotto gli argini. E la preoccupazione è enorme e tangibile. "Non è un episodio isolato – dice per esempio l’Associazione milanese pro Israele sull’attacco Usa - si inserisce in un clima di antisemitismo sempre più diffuso e aggressivo". "A forza di soffiare sul fuoco e cancellare il confine tra critica a Israele e antisemitismo questo succede. Attenti perché anche in Italia la situazione è fuori controllo", avverte Carlo Calenda. "L’attentato avvenuto negli Usa al grido di 'Palestina libera' potrebbe benissimo replicarsi anche in Italia" il monito di Daniele Nahum. L’attentato dell’82 a Roma cosa fu se non un attacco "antisionista"?
Non tutti se ne rendono conto, o lo fanno solo dopo. Il Conte che ora vuole fermare la spirale d’odio è lo stesso che alcune settimane fa chiedeva a tutti gli ebrei italiani di "dissociarsi" dallo Stato di Israele (lo si ritrova nella rassegna dell’osservatorio antisemitismo). E quello che il 7 ottobre 2023 non ha scritto niente sui massacri di Hamas, è lo stesso che due giorni fa biasimava la "retorica del 7 ottobre".
Spesso poi sono buoni, anzi buonissimi, e pacifisti, quelli che assecondano un clima irresponsabile. Ormai è un luogo comune addebitare un intento genocida a Israele, che è uno Stato in guerra suo malgrado da 80anni, e impegnato in una forsennata risposta al pogrom del 7 ottobre, ma resta uno Stato in cui vivono tranquillamente e prosperano due milioni di arabo musulmani. E non sono forse invettive quelle di Francesca Albanese, rapporteur dell’Onu?
Ha parlato di genocidio fino a ieri Giuseppe Conte, e oggi vorrebbe fermare "la spirale d’odio". Provi a fermare i suoi che flirtano con il mondo che inneggia alla “resistenza”. Provi a fermare il suo compagno Di Battista, che dal suo appuntamento fisso in tv ogni settimana socializza la sua invettiva senza contraddittorio che dipinge i governanti israeliani (democraticamente eletti e controllati) come una cricca peggiore di Putin, mentre invece è chiaro a tutti che Israele è un’Ucraina che da 80 anni resiste all’invasione araba, e con un "Iron dome".
E poi il consigliere che insulta volgarmente il rabbino. E l’albergo che non prende le prenotazioni degli ebrei, e il ristorante, e la merceria. E i cortei in cui si inneggia a una Palestina "dal fiume al mare". E gli "studenti" che inneggiano all’intifada e cacciano i Giovani ebrei dal campus intitolato a Luigi Einaudi.
Ormai gli ebrei, anche in Italia, se si mostrano con la loro identità non possono metter piede in un ateneo, non possono più
indossare la kippah e devono stare attenti a dove vanno a cena. A meno che non si dichiarino anti-sionisti, cioè traditori del sogno risorgimentale di liberazione del loro popolo. Non è il vecchio antisemitismo, ma è orrendo.