Brunetta si alza lo stipendio. Irritazione Meloni, lui fa dietrofront

Da Palazzo Chigi trapelano malumori per la scelta dell'ex ministro ora presidente del Cnel: "Inopportuno". Poi la marcia indietro

Brunetta si alza lo stipendio. Irritazione Meloni, lui fa dietrofront
00:00 00:00

Giorgia Meloni è particolarmente irritata per la decisione assunta dal Cnel in seguita alla sentenza della Corte Costituzionale che aveva dichiarato illegittimo il tetto a 240mila euro degli stipendi della pubbliche amministrazione, di innalzare gli stipendi dei propri vertici a partire da quello del presidente Renato Brunetta elevandolo a 311mila euro. La vicenda era stata inizialmente riportata dal quotidiano Domani ed è stata una leva utilizzata dalle opposizioni per andare all'attacco del governo nazionale di centrodestra, soprattutto in un periodo in cui il Parlamento sta per esaminare la manovra finanziaria, criticata da più parti sul fronte del sostegno ai redditi.

Ed è (anche) per questo motivo che trapela la rabbia dai piani alti di Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio che è andata su tutte le furie con l'ex ministro dei governi Berlusconi e Draghi, ma anche con la sentenza della Consulta. Una decisione, quest'ultima, ritenuta "non condivisibile" dal capo del governo italiano, così come valuta assolutamente "inopportuna" la scelta relativa all'adeguamento del compenso. Il biasimo dei vertici del governo nei confronti di Brunetta, del resto, arriva del resto dopo una giornata di polemica e di critiche dal centrosinistra. Nonostante, comunque, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro abbia provato a difendersi specificando di avere ottemperato a una "doverosa applicazione" della sentenza della Corte Costituzionale che "ha ripristinato a decorrere dal 1° agosto il tetto retributivo dei 311.658,53 euro". Di qui - si sottolinea in una nota dell'Istituto - la decisione che si applica, anche per le indennità, e oltretutto anche a tutti gli organi costituzionali.

Le polemiche politiche, seppur con polemiche e toni diversificati, sono state sostanzialmente trasversali. Uno stillicidio di dichiarazioni che a comportato, a stretto giro, la comunicazione di Brunetta di revocare il proprio aumento di stipendio: "Come presidente del Cnel, organo di rilievo costituzionale chiamato a dare voce e rappresentare le parti sociali non voglio in alcun modo che dall'applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte Costituzionale derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell'istituzione che presiedo e, di riflesso, condizionare negativamente il dibattito politico e l'azione del governo – spiega l'ex parlamentare di Forza Italia -. Per queste ragioni provvederò a revocare con effetto immediato la decisione assunta in ufficio di presidenza, relativa al recepimento. Lo faccio con senso di responsabilità e con l'intento di tutelare il prestigio del Cnel, preservando nel contempo un clima di rispetto e collaborazione tra tutte le componenti politiche, istituzionali e sociali".

In realtà, ancora prima dell'annuncio odierno di Brunetta, l'argomento era a onor del vero all'ordine del giorno del governo da tempo, fin da subito dopo la decisione di luglio dei giudici che avevano definito il tetto illegittimo in quanto posto in un momento di situazione emergenziale per i conti pubblici e con un provvedimento d'urgenza.

Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, nello scorso settembre aveva fatto sapere che sulla questione erano in corso ragionamenti con il Mef proprio per trovare uno strumento legislativo dopo la decisione di luglio della Consulta: decisione che Palazzo Chigi non ha condiviso. Da capire, dunque, se magari proprio nella manovra potrà entrare una misura che possa chiudera definitivamente la questione.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica