L'autogol del centrodestra regala la Sardegna al M5S

Le liste battono la sinistra. Ma Todde vince grazie a Cagliari e Sassari. L'isola conferma la tradizione: a ogni elezione si cambia

L'autogol del centrodestra regala la Sardegna al M5S
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I timori circolavano da giorni, anche se in molti nel centrodestra facevano fatica a credere a quei sondaggi che davano inaspettatamente Alessandra Todde in vantaggio su Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari e candidato fortemente voluto da Fratelli d’Italia al posto dell’uscente Christian Solinas.

Alla prova dei fatti il verdetto sussurrato da molti sui territori prende forma. Lo scrutinio sembra sì profilare un testa a testa, ipotesi che resiste fino al pomeriggio inoltrato, ma fin dai primi dati le indicazioni in arrivo da comuni importanti come Cagliari e Sassari fanno capire che il clamoroso ribaltone è un’ipotesi reale, anche se quanto ai voti dei partiti il centrodestra mantiene un solido primato: 300mila voti contro 260mila.

La Sardegna si conferma così una terra in cui dare continuità a una amministrazione per due mandati consecutivi risulta pressoché impossibile. Gli elettori consegnano la guida della Regione ad Alessandra Todde, candidata grillina espressione del campo largo e dell’alleanza sul territorio sardo di Partito Democratico e Movimento Cinquestelle, con Giuseppe Conte ed Elly Schlein che fin dal primo pomeriggio decidono di trasferirsi sull’Isola per i festeggiamenti.

Il centrodestra, invece, si scopre improvvisamente tutt’altro che invincibile ed è costretto a leccarsi le ferite e a interrogarsi su quanto è stato sbagliato sia durante la consiliatura Solinas, sia nella trattativa per la scelta del candidato, con il lungo braccio di ferro che evidentemente ha lasciato strascichi e scorie nei partiti e ha favorito il voto disgiunto. Con l’aggiunta della débâcle di Cagliari dove Truzzu era sindaco dal luglio 2019 e perde con quasi 20 punti di scarto. Una sorta di gran rifiuto dell’elettorato secondo molti motivato paradossalmente dall’attivismo del primo cittadino, colpevole di aver aperto troppi cantieri con conseguenti ripercussioni sul traffico.

Certo si tratta pur sempre di un voto che riguarda il 3,5% del corpo elettorale nazionale (1,4 su 46 milioni), ma il campanello d’allarme per un passo falso consumatosi in un momento in cui il consenso nazionale e l’apprezzamento per l’azione del governo è forte, induce molti a parlare di autogol del centrodestra. Colpiscono anche i voti di lista con il Pd che conquista circa il 14% seguito da Fratelli d’Italia in scia al 13,9%, M5S al 7,8 e la Lega al 3,7%, mentre il Partito sardo d'Azione, movimento del governatore uscente e non ricandidato, Christian Solinas, è al 5,4%. Tiene invece Forza Italia. Alle Politiche FdI aveva strappato la palma del partito più votato con il 23,6% seguito dal Pd al 18,7%. L’amarezza è palpabile. «Il candidato individuato al posto del presidente uscente non ha ribaltato un giudizio sulla giunta non positivo.

Noi abbiamo preso una decisione che era molto difficile: Truzzu, sindaco di Cagliari, nella classifica dei sindaci del Sole 24 Ore, non slittava ai primi posti. Penso che bisognerà riflettere», dice il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri.

«Il voto non avrà ripercussioni sul governo e sulla maggioranza, ma potrà essere utile spunto di riflessione» dice Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati.
Predica calma Antonio Tajani: «Non cambia nulla né nella maggioranza né nel governo. Siamo tutti calmissimi, nessuno è nervoso. Siamo serafici».

Dario Giagoni, deputato della Lega ed ex coordinatore sardo, invece invita a una riflessione: «Serve un cambio di rotta, la politica deve iniziare ad avere una comunicazione costante con le persone, che evidentemente sono stanche. Negli ultimi anni, a prescindere dai governi, non ci sono state risposte esaurienti».

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