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Lega, l'accusa dei magistrati "Bossi dava soldi al partito" E spunta il nome di Calderoli

Sequestrata la cartella "The family" dalla cassaforte di Belsito. Sospetti su Renzo Bossi. Quei soldi del partito usati per acquistare bar a Milano

Lega, l'accusa dei magistrati "Bossi dava soldi al partito" E spunta il nome di Calderoli

Da quando i carabinieri e la Guardia di finanza hanno perquisito la sede di via Bellerio, Umberto Bossi non ha rilasciato nessuna dichiarazione, a parte un laconico "non so nulla". Nessun commento sulle vicende giudiziarie, ma un segnale forte al partito. Dopo che dagli atti è uscito chiaramente il suo nome e quello del figlio Renzo, il leader del Carroccio ha infatti presentato le sue dimissioni

Tutto è iniziato questa mattina, quando da intercettazioni e indiscrezioni è venuto fuori che tra la documentazione contabile sequestrata dalla cassaforte di Francesco Belsito ci sarebbe anche una cartella intitolata "The family". Il riferimento potrebbe essere alla famiglia Bossi, già tirata in mezzo dai pm che stanno indagando. All'interno del fascicolo c'erano documenti economici contabili e movimentazioni finanziarie. I documenti saranno ora esaminati dai magistrati di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock, che già conoscevano l'esistenza di un dossier specifico che provasse come i soldi del partito finanziavano i familiari del Senatùr. Nella cassetta di sicurezza, inoltre c'era anche un carnet di assegni su cui è scritto "Umberto Bossi" e che è collegato al conto corrente della banca sul quale vengono versati i contributi per il Carroccio.

Ma è dalle intercettazioni che emerge un quadro più preoccupante per il Senatùr. Dagli atti dell’inchiesta sembra infatti che Bossi desse soldi in nero al partito, come emerge da una telefonata tra Belsito e Nadia Dagrada. Per gli inquirenti "ovviamente il significato del nero è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile".

Il denaro sottratto alle casse della Lega sarebbe andato a Bossi e Roberto Calderoli, "come minuziosamente descritto da Belsito e dalla Dagrada in numerose intercettazioni telefoniche".

I sospetti si concentrano soprattutto su Renzo Bossi, che avrebbe portato via dalla sede del Carroccio i faldoni che riguardavano la sua casa e probabilmente le ristrutturazioni "per timore di controlli, visto il periodo critico". In un'altra intercettazione, la Dagrada avrebbe detto che il figlio del Senatùr "ha certe frequentazioni... altro che Cosentino!". Secondo la donna ad "affossare" il fascicolo su Renzo Bossi fu Silivio Berlusconi: "È vero che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fasciolo?... ma prima o poi il fascicolo esce", avrebbe detto. E' una "supposizione irrealistica e fuori da ogni logica" ribatte l’avvocato Niccolò Ghedini (Pdl).

Da una telefonata agli atti dell'inchiesta emerge che Belsito avrebbe "acquistato a Milano dei bar per conto di Bossi", utilizzando "fondi pubblici" cioè quelli del partito.

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