"In sovrappeso". Bufera su Paolo Mieli: cosa ha detto sulla candidata palestinese

Il giornalista è stato criticato per una frase su Souzan Fatayer, palestinese che vive da anni a Napoli, ora candidata con verdi e sinistra alle regionali campane

"In sovrappeso". Bufera su Paolo Mieli: cosa ha detto sulla candidata palestinese
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Uno scivolone o una semplice battuta. Il dibattito politico si divide sulle parole di Paolo Mieli che ha definito “in leggerissimo sovrappeso” una candidata di Alleanza Verdi e Sinistra, il partito guidato da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Un episodio che racconta perfettamente la realtà politica attuale: ogni frase fuori misura, se diretta a sinistra, viene analizzata e usata come uno strumento politico da scagliare contro il proprio interlocutore. Con tanto di accuse personali che vanno dall’omofobia al razzismo e chi più ne ha più ne metta. Ma per capire la bufera intorno alle parole dell’ex direttore del Corriere della Sera serve fare un passo indietro.

Il teatro politico dello scontro sono le prossime elezioni regionali in Campania. Su questo si discute a Radio 24, dove Paolo Mieli era ospite nella giornata di ieri. Ed è proprio in quella occasione che il giornalista è stato bersagliato dai progressisti per una frase su Souzan Fatayer, palestinese che vive da anni a Napoli, docente dell’Università Orientale, candidata con Avs alle elezioni regionali della Campania che la sinistra spera di vincere. Nella sostanza Mieli, analizzando la sua proposta politica durante la trasmissione 24 Mattino, su Radio24, l’ha definita una “palestinese che esalta Hamas, in leggerissimo sovrappeso”. Da qui l’immediata reazione del conduttore, il giornalista Simone Spetia che ha voluto calmare le acque: “Paolo, questo però è poco importante, dai, è poco importante”.

L’ex direttore del Corriere della Sera ha quindi replicato: “Però se lì la campagna è sulla fame, la carestia... non lo dico come giudizio estetico... lo dico per il fatto che Fatayer, questa signora presentata così, palestinese napulitana, suscita ironie”. Una precisazione che potrebbe risolvere l’intera polemica.

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