Il Leoncavallo minaccia nuove occupazioni: "Compiere ogni passo necessario"

Il centro sociale sgomberato non si preclude alcuna possibilità e lancia la sfida alle istituzioni, dicendosi pronto anche a occupare spazi pubblici o privati per esistere

Il Leoncavallo minaccia nuove occupazioni: "Compiere ogni passo necessario"
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Il Leoncavallo sembra pronto a occupare nuovi spazi a Milano dopo lo sgombero compiuto a metà agosto dallo spazio occupato in via Watteu. La sede proposta a bando dal Comune di Milano sembra non essere stata gradita dagli attivisti, che nonostante abbiano ricevuto a parole il sostegno di artisti, esponenti della cultura e politici, non hanno trovato nessuno pronto a mettere mano al portafoglio per dare loro una mano. Quindi ora, a due mesi da quello sgombero ritardato per anni, il centro social ha l'esigenza di trovare un nuovo spazio, anche se non sembrano particolarmente propensi all'acquisto o all'affitto ma quanto, piuttosto, a una nuova occupazione o a trovare qualcuno che investa per loro, siano questi soggetti pubblici o privati. L'opzione occupazione resta sul tavolo, nonostante la conclamata illegalità e il nuovo rischio sgombero.

"C'è un sogno collettivo, la voglia di prendersi un mondo diverso. È stato anche detto con forza che il Leoncavallo non riguarda un singolo luogo o i Centri sociali diffusi nel Paese. Riguarda, invece la possibilità che esista, e si manifesti con forza, un'alternativa ideale seria, polifonica e poliedrica allo Stato delle cose presenti", si legge in un lungo proclama diffuso dal centro sociale, il quale tiene fermo la promessa di "compiere ogni passo necessario per assicurare al Leoncavallo e a ogni altro spazio autogestito il diritto d'esistenza e di agibilità politica. Gli spazi sociali autogestiti hanno creato e continueranno certo, a creare qualche problema agli amministratori e volte, agli abitanti della città. Ma sono stati una risorsa collettiva preziosa, un patrimonio al quale nessuna città può rinunciare", scrivono ancora. Quindi ammettono di creare problemi e di esserne consapevoli ma sostengono il principio che l'egoismo di una minoranza debba avere ragione sulla maggioranza. Il tutto ammantato dietro il pretesto del bene comune, ma per i pochi che condividono quel tipo di vita.

"Il Leoncavallo non ha mai pensato che ci sia una strada privilegiata da percorrere al fine di difendere i Centri sociali e di cerarne tanti altri. Tutte le strade sono percorribili: l'occupazione di spazi privati, l'occupazione di spazi pubblici, la donazione, il comodato gratuito, l'affitto, l'acquisto. La strada da percorrere dipende da molteplici fattori: la soggettività dei luoghi, la loro forza, la situazione politica della città e del Paese, la presenza di soggetti sociali, politici ed economici magari molto distanti da noi, ma interessati a dialogare con noi", scrivono ancora. Tutto questo per lanciare quella che sembra essere una provocazione: "Chi si illudeva che la vicenda del Leoncavallo si sarebbe chiusa con l'occupazione militare dello spazio è uno stolto. Non essendo stata fornita alcuna seria alternativa, via Watteau dobbiamo fare di tutto affinché rimanga la sede del Centro sociale Leoncavallo. Già alcuni spazi e gli archivi sono oggetto di tutela, ma il Leoncavallo è un luogo vivo, la sua storia non può essere inscatolata e condotta altrove. Ogni punto del suo spazio è espressione del suo archivio sempre in costruzione. Se le istituzioni della Città e del Paese non sono state capaci di acquisire lo spazio di via Watteau per il Leoncavallo, sarà il Leoncavallo che acquisirà lo spazio di via Watteau per la città e per il Paese". La chiusura è emblematica: "Riprendiamoci la città, riprendiamoci la vita, conquistiamo il futuro".

Una dichiarazione di intenti che non è passata inosservata, come spiegano Silvia Sardone e Samuele Piscina, vicesegretario Lega e consigliere comunale e segretario Lega Milano e consigliere comunale, i quali sottolineano che dal centro sociale "evidenziano la necessità di fare al più presto 'una mappa di tutti gli spazi occupabili'. Segnalano che il bando di Via San Dionigi ha rappresentato solo una perdita di tempo, nonostante il regalo promesso dagli amici a Palazzo Marino". Dopo quel comunicato, proseguono gli esponenti della Lega, "risulta ancora più sconcertante il sostegno della sinistra istituzionale e del sindaco Sala che ha lodato in più occasioni l'attività del Leoncavallo. Invece questi annunci delinquenziali non dovrebbero essere minimizzati.

Rappresentano anche una forzatura verso Sala&compagni che si devono sbrigare a favorire il centro sociale, come fatto, in maniera indegna, per il Lambretta. Cosa faranno ora Pd e altri partiti di sinistra? Aiuteranno gli antagonisti nella mappatura degli edifici pubblici o privati da occupare?".

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