Letta s'arrende ai sindaci: sarà mazzata sulla casa con aliquote ai massimi

Tasi ancora più pesante: potrà salire oltre il 2,5 per mille. Mano libera ai Comuni: il governo promette 1,3 miliardi

Letta s'arrende ai sindaci: sarà mazzata sulla casa con aliquote ai massimi

Roma - La nuova tassa sulla casa rischia di diventare ancora più pesante. Dopo le forti proteste dei Comuni, il governo sembra disposto a permettere l'aumento dell'aliquota massima della Tasi, che la legge di Stabilità fissa al 2,5 per mille. L'aggravio sarà inserito in un decreto da varare nei prossimi giorni, entro la fine dell'anno.

La legge di Stabilità, che ieri ha ricevuto la fiducia alla Camera, stanzia 500 milioni per i mancati introiti dei Comuni, ma - annuncia il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio - si arriverà a circa 1,3 miliardi. Spetterà ai Comuni decidere se aumentare l'aliquota sulla Tasi, e quanto destinare alle detrazioni per le famiglie a reddito più basso. Anche durante la discussione della legge di Stabilità, del resto, l'Anci aveva chiesto «mano libera» sulle aliquote della Tasi.
Enrico Letta dunque cede davanti alle proteste dei sindaci, ma il conto rischiano di pagarlo i cittadini. Alla disperata ricerca di risorse aggiuntive per un 2014 che si prospetta molto più difficile del previsto, il premier annuncia da Bruxelles anche il varo di una «norma forte» per il rientro in Italia dei capitali illegalmente esportati in Svizzera. In gennaio andrà nella Confederazione dove si trova «un tesoro di soldi italiani che devono tornare nel nostro Paese», per cercare un accordo con il governo elvetico «che porterà risultati e rappresenterà un grande sforzo di equità». Il piano per il rientro dei capitali esportati in nero avrebbe dovuto far parte della legge di Stabilità, ma alla fine non se ne è fatto nulla. L'idea di puntare sulla voluntary disclosure, l'autodenuncia spontanea al Fisco evitando così le sanzioni penali, non è andata a buon fine per divergenze tra Palazzo Chigi e i ministeri dell'Economia e della Giustizia. Per inciso, gli introiti sarebbero stati destinati alla riduzione del cuneo fiscale.
Il presidente del Consiglio ha anche promesso a Matteo Renzi di cancellare la contestatissima norma sulle slot machine, contenuta nel decreto «salva Roma», che punisce col taglio dei trasferimenti Regioni ed Enti locali che emanano norme restrittive sul gioco d'azzardo. «Una porcata» l'ha definita il neo segretario del Pd. La norma è sbagliata, concede Letta, «e il governo rimedierà, presentando anche un piano d'azione contro la ludopatia e il gioco d'azzardo». La Lega Nord, nell'attesa, annuncia che presenterà mozioni «anti-gioco» in tutti i centri dove il partito è presente in consiglio comunale.

Un'altra norma che rischia di impantanarsi ancor prima di entrare in vigore è il pasticcio della «web tax». Il pesante giudizio preventivo pronunciato dall'Unione europea - una misura «contraria alle libertà fondamentali dell'Ue» - ne decreta di fatto la condanna a morte. Letta non può far altro che prenderne atto. «La web tax - commenta con un certo imbarazzo - ha bisogno di un coordinamento con le norme europee, e per noi l'essere riusciti a inserire questo punto fra i nodi da sciogliere in Europa è molto importante». Sulla web tax «abbiamo fatto una brutta figura, creando sconcerto», commenta Confindustria Digitale.

Tutte le categorie produttive, dalla Confindustria ai sindacati, dagli autonomi ai professionisti, sono molto deluse dal provvedimento che avrebbe dovuto aiutare l'Italia ad agganciare la ripresa. Il solo Letta continua a ripetere che «l'inversione di tendenza c'è, e il 2014 sarà l'anno dell'accelerazione». Il governo, aggiunge, «non è in rottura con tutti, come sembra leggendo i giornali, ma noi non possiamo dare risposte a tutti.

La somma di ciò che tutti chiedono è la bancarotta dello Stato, e devo fare delle scelte per evitarla. Il taglio del rating Ue da parte di Standard & Poor's - aggiunge - dimostra che l'Europa resta sotto osservazione».

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