
Il giorno dello sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano il centrosinistra va in tilt. Il sindaco Giuseppe Sala tiene subito a far sapere che non è stato informato. "Ieri ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della Polizia locale in mia rappresentanza a partecipare al Comitato per l’ordine e la sicurezza che, come consuetudine, si tiene ogni mercoledì. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo. Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto stamattina dal prefetto la notizia". Poi si arrampica sugli specchi: "L’intervento sul Leoncavallo era sì previsto, ma per il 9 settembre. In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l’iniziativa del centro. Come sottolineato da alcuni quotidiani, si stavano valutando varie soluzioni a norma di legge, che potessero andare nel senso auspicato".
Ora, va benissimo che si cerchi di mediare e si lavori per ripristinare la legalità, come ricordato dal primo cittadino, ma giova ricordare che il centro sociale occupava (prima un altro stabile, poi quello ora sgomberato) da ben 31 anni.
Le reazioni degli esponenti della sinistra milanese sono stizzite. "In pieno agosto - scrive sui suoi social Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie e Diritto alla Casa della segreteria nazionale del Pd - fregandosene del confronto in corso da tempo e dei tentativi di arrivare ad una soluzione positiva su cui erano impegnati in molti, tra i quali proprio gli esponenti del Leoncavallo, ecco che sgomberano il centro sociale. Un luogo che era diventato nel tempo un laboratorio importante di iniziative culturali e sociali. Una realtà che considerare un tema di 'ordine pubblicò è assolutamente folle e strumentale. Una scelta, quella del ministro Piantedosi, grave, salutata subito da quell'avvoltoio di Salvini".
Lapidario il senatore del Pd Filippo Sensi: "Matematico: quando stanno nelle peste, torna la ruspa". Ogni riferimento sprezzante a Salvini ovviamente è voluto.
Alessandro Capelli, segretario del Pd Milano Metropolitana, sottolinea che "il Leoncavallo per 50 anni è stato un tassello importante della storia di Milano. Ha rappresento per tante generazioni uno spazio aperto, di socializzazione e cultura. È stato, anche per la mia generazione, un punto di riferimento per tante e tanti. E poi, a metà Agosto, è arrivata la scelta del Ministro Piantedosi accompagnata subito dalle parole di Matteo Salvini. I Ministri della legalità a targhe alterne: distratti quando Casapound rimane serenamente al suo posto al centro di Roma. Ma noi che abbiamo a cuore la cultura dal basso, la socialità e la solidarietà guardiamo al futuro e ai bisogni della città. Per questo sosteniamo il lavoro del sindaco e dell'amministrazione di trovare una strada trasparente e innovativa per lo spazio pubblico autogestito. D'altronde il futuro condiviso del Leoncavallo è una cosa che orgogliosamente il centrosinistra ha nel programma dal 2011. E di fronte a chi protegge Casapound e sgombera il Leoncavallo, la nostra strada è mettere davanti il diritto di Milano alla socializzazione e cultura dal basso".
Spunta anche l'ipotesi di una mobilitazione nazionale. Durante l'assemblea pubblica organizzata nel pomeriggio sotto la pioggia fuori dall'edificio di via Watteau, Daniele Farina, esponente del Leoncavallo ed ex deputato di Prc e Sel ha spiegato che c'è "l'ipotesi di convocare una manifestazione nazionale per sabato 6 settembre" come risposta allo sgombero di oggi, preceduta da un'altra assemblea pubblica "di carattere cittadino". "Penso - ha aggiunto Farina - che sarà una manifestazione di massa, forse la prima vera risposta di Milano da tanti anni, e sarà una manifestazione nazionale".
Anche la Cgil si butta a capofitto nella mischia. "Lo sgombero di queste ore del Leoncavallo - scrive in una nota la segreteria milanese del sindacato - è un grave attacco a tutto il tessuto democratico di Milano. La scelta di farlo con ancora la città in ferie, come chi vuole agire con il favore del buio, testimonia la consapevolezza del governo di dividere un'intera comunità. Ancora una volta si assiste a scelte del Governo che puntano alla lacerazione sociale".
L'Anpi evoca una "nuova Resistenza contro l'autoritarismo". E così come molti esponenti della sinistra tira in ballo Casapound, chiedendo che venga sgomberato subito anche quel centro sociale vicino alla destra. "Dal 2003 è occupato a Roma da CasaPound uno stabile di proprietà del Comune, adibito a sede centrale dall'associazione neofascista, e il ministro Piantedosi non ha mai mosso un dito. L'episodio di Milano conferma perciò la natura autoritaria e faziosa delle scelte di questo governo. Per il Leoncavallo che, come ha detto il sindaco Sala, 'riveste un valore storico e sociale', ci auguriamo che al più presto si trovi una soluzione alternativa. A questo fine l'Anpi di Milano ha già fatto una donazione per la raccolta fondi promossa dalle mamme antifasciste del Leoncavallo, e ha invitato le sezioni a contribuire". Lo affermano il presidente nazionale dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo, e quello di Milano Primo Minelli.
Durissimo Angelo Bonelli dei Verdi: "La legalità di Meloni? Tutelare i fascisti di Casapound e liberare i libici assassini come Almasri. La premier invoca il rispetto della legalità per giustificare lo sgombero del Leoncavallo a Milano, ma a Roma, a pochi metri da Termini, CasaPound occupa abusivamente da vent'anni un palazzo pubblico senza che nessuno osi intervenire".
Ilaria Salis, europarlamentare di Avs, denuncia che non c'è alcun "rispetto per 50 anni di storia dei movimenti, contro-cultura, aggregazione giovanile, politica dal basso. Avanza la Milano della speculazione edilizia e della gentrificazione, la città della rendita e delle "week": una Milano senz'anima, esclusiva ed escludente, contro i poveri, contro chi vive del proprio lavoro, contro i giovani. Una Milano che appare più ricca e patinata, ma che in realtà è molto più povera e brutta".
Preso di mira da varie angolazioni il centro sociale Casapound replica in questo modo: "C'è una differenza di fondo tra il Leoncavallo e Casapound - spiega il portavoce Luca Marsella -: il primo era una proprietà privata mentre nel caso di Casapound si tratta di una proprietà del demanio, un palazzo abbandonato al degrado che abbiamo rimesso in piedi dando casa a 20 famiglie italiane".
La replica arriva dal vicepremier Antonio Tajani, che ricorda come la legalità non debba
guardare in faccia a nessuno: "Per noi non è un operazione politica, ma di giustizia - sottolinea il segretario di Forza Italia su X - . Non c'è differenza tra occupazioni di sinistra o destra, entrambe configurano un reato".