Elezioni Regionali 2023

"Libertà delle donne a rischio". Il disco rotto anti-Meloni di Majorino

Pierfrancesco Majorino, candidato presidente della Lombardia, ne è sicuro: "Se vince Fontana, la Regione diventa un laboratorio regressivo". Ma la frase non ha portato bene in passato

"Libertà delle donne a rischio". Il disco rotto anti-Meloni di Majorino

Dopo cinque mesi dall'ultima volta che la sinistra lo ha utilizzato – e non gli ha portato esattamente molta fortuna – torna il refrain della libertà e della sicurezza delle donne messa a rischio da un'eventuale vittoria della destra alle elezioni. A far tirare fuori dal cilindro questa vecchia tiritera propagandistica ci ha pensato Pierfrancesco Majorino. Il candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il centrosinistra ha infatti ribadito questo concetto in occasione di un appuntamento elettorale con i Radicali a Milano.

"Se vince Fontana, con tra l'altro Fratelli d'Italia più forte che in passato, la Lombardia diventa un laboratorio regressivo che mette a rischio la libertà e la sicurezza delle donne", ha messo in guardia l'europarlamentare del Partito Democratico. "Come è accaduto nelle Marche e col disegno di legge prima presentato poi seminascosto in Parlamento, Fdi e la destra vogliono attaccare in maniera evidentissima la legge 194: è diritto delle donne e delle ragazze di decidere di sé, sul proprio corpo e sulla propria vita – ha aggiunto –. Noi invece pensiamo il contrario: se vinciamo noi, la Lombardia diventa il laboratorio della piena e giusta applicazione della 194 affinché obiezione di coscienza non diventi mai un modo per frenare il diritto delle donne di decidere di sé".

Majorino imita il Pd del settembre 2022

E vallo a spiegare a Majorino che la "piena e giusta applicazione della 194" si trova nel programma di Fratelli d'Italia da quando praticamente è nato. Anzi: se uno andasse a cercare negli archivi scoprirebbe una Giorgia Meloni del 2006 (nemmeno trentenne) che aveva già le idee piuttosto chiare sul tema. Incalzato da un giovane Stefano Cappellini in televisione sull'aborto, infatti, l'attuale presidente del Consiglio – allora candidata alla Camera per Alleanza Nazionale – replicò seraficamente:"Non cambierei la legge 194, però l'applicherei".

È la dimostrazione del fatto che nessuno a destra ha mai pensato di volere stravolgere l'impianto della legge che disciplina l'nterruzione volontaria di gravidanza: stravolgimento che, difatti, non è compreso né nel programma con cui il centrodestra ha vinto le ultime elezioni politiche a inizio autunno né (nello specifico) in quello che sostiene la riconferma di Attilio Fontana a governatore della Lombardia. Lo scorso 23 settembre, a due giorni dal voto nazionale, Andrea Orlando (Pd) dichiarò: "La destra della Meloni somiglia troppo alla destra ungherese e spagnola. Una destra drammatica che ricorda il medioevo e fa ascoltare il battito del feto alle ragazze che dovranno abortire. Una destra che punisce scelte di libertà. Sono i loro dirigenti a parlare di lobby gay. Ho paura delle idee che ci riportano al conformismo bigotto dei nostri anni '50 quelle idee sono l'anticamera di un rischio". Si sta ancora aspettando di sapere in quale preciso punto del programma del centrodestra vengano messi in dubbio sia i diritti degli omosessuali sia la legge sull'aborto.

Ma non disperiamo.

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