La bella Lisandra resta in carcere. Tra le sue versioni, le contraddizioni, i j'accuse e le auto accuse. «Mio fratello li ha massacrati di botte... io tenevo la signora che voleva aiutare il marito, ho preso il coltello da terra e li ho sgozzati. Mi avevano riconosciuta, nonostante il passamontagna- raccontò ai carabinieri-. Non avrei voluto che finisse così...». Di fronte al giudice invece non ha parlato, e il gip, ieri, ha detto no ai domiciliari. Richiesta al limite del surreale. «Siamo semplicemente basiti solo all'idea che una tale proposta possa venire presa in considerazione» aveva appena detto Stefano Trabalza, legale di Michele Burgato, il figlio delle vittime.
Mentre Lignano prova a riprendere fiato, cercando una spiegazione plausibile a un delitto che di logico non ha nulla a cominciare dalla violenza belluina di menti bacate, i carabinieri continuano la caccia. Manca «Tyson», al secolo Laborde Reiver Rico, 24 anni, il fratello grosso come un «massimo» che quella notte del 19 agosto sarebbe stato con la gelataia nella villetta di Paolo Burgato, 69 anni, e della moglie Rosetta Sostero, di 65. Erano vicini di negozio, si parlavano, forse persino si confidavano con coloro che si sarebbero trasformati nei loro carnefici.
Certo è che i due cubani, ogni estate in Italia a trovare la mamma procurandosi lavoretti stagionali, nella casa delle vittime erano certi di trovare denaro. Parecchio.
Dopo l'eccidio la fuga, ma non da ricercati. Lei si era allontanata dal negozio di famiglia finendo in una casetta di amici del Sud; lui alla proprietaria della sala giochi dove cambiava gettoni ai bambini aveva semplicemente detto di dover tornare a Cuba per assistere alla nascita del suo secondo figlio.
Ed è nell'isola di Fidel che i carabinieri coordinati dal capitano Fabio Pasquariello lo hanno rintracciato. Senza però poter far nulla. Il ricercato si trova a Camaway nella casa dove vive con la moglie quando non vagabondeggia in Italia. Libero e intoccabile. Cuba, come il Brasile (basti ricordare il caso Battisti) non prevede facili estradizioni. Nella migliore delle ipotesi «Tyson» potrebbe venir processato da un tribunale locale.
La sorella affascinante, sexy e provocante almeno sulle foto di Facebook, è rinchiusa nel carcere femminile di Trieste. Il Gip del Tribunale di Udine, Paolo Lauteri, che ne ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, però le crede. Non voleva uccidere: «L'intento iniziale era quello di fare una rapina». Il successivo omicidio, «per quanto aberrante e raccapricciante sotto molteplici aspetti, rispondeva comunque alla fredda logica di eliminare scomodi testimoni che avevano comunque avuto modo di riconoscere i propri aggressori». Il fatto che i due ragazzi si fossero portati da casa due coltelli «potrebbe essere indice di una determinazione criminosa già assunta in precedenza, magari con mera eventualità sussidiaria - si legge nell'ordinanza - ma rimane allo stato un dato piuttosto ambiguo, ben potendo lo strumento servire semplicemente a spaventare le vittime». Resta comunque il fatto, per il Gip, che la «violenza cieca» del duplice delitto e la «relativa freddezza» degli attimi successivi, con la fuga fuori da Lignano e dal Friuli Venezia Giulia «sono fattori che denotano una personalità decisamente capace di ogni tipo di illegalità e violazione di qualsiasi regola del vivere civile»
Sul caso la polemica ora si scatena nche sul fronte politico. Dov'è finita la sbandierata banca del Dna?. A chiederlo è il deputato del Pdl Manlio Contento.
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