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L'impresentabile Annunziata lanciava sampietrini in piazza

La giornalista giudica eversivi i parlamentari Pdl che cantano l'Inno fuori da Palazzo di giustizia. Ma rievoca con orgoglio la pietra che tirò a Lama

L'impresentabile Annunziata lanciava sampietrini in piazza

Ieri in Rai è stato il giorno del pentimento per quel «siete impresentabili» indirizzato ad Angelino Alfano da Lucia Annunziata, conduttrice di In 1/2 ora in onda domenica su Raitre. Oddio, sfuggito mica tanto, visto che la giornalista, di fronte alla reazione del segretario del Pdl, si è scusata «per il tono» ma ha confermato le sue «opinioni in merito». Mentre sul web impazzava la protesta degli elettori di centrodestra, stufi di essere dileggiati in programmi pagati col canone, il direttore generale della Rai correva (tardivamente) ai ripari: «Nei programmi Rai nessuno deve sentirsi insultato o ospite sgradito. Anche a nome della presidente Tarantola esprimo rammarico per quanto accaduto». Poco più di un buffetto, almeno in pubblico.

Come è ormai noto, la Annunziata ritiene «impresentabile» il centrodestra per via della manifestazione di dissenso nei confronti della magistratura organizzata dai neoeletti di fronte al Palazzo di giustizia milanese. Alfano ha fatto notare alla giornalista di aver esercitato un diritto garantito «dagli articoli 21 e 49 della Costituzione». Niente da fare, per la Annunziata deputati e senatori che cantano l'inno nazionale sui gradini del tribunale sono «una minaccia».
«Minaccia»? «Impresentabili»? Beh, è curioso che proprio Lucia Annunziata si scandalizzi per così poco. Nel 2007 la direttrice dell'Huffington Post ha pubblicato 1977 (Einaudi), un libro autobiografico in cui ricorda gli anni della contestazione, «l'ultima volta che la sinistra tutta, dal Pci a quella radicale, si ritrova insieme, come in un ultimo ritratto di famiglia». Ecco il titolo del brano anticipato all'epoca dalla Stampa: Il mio sampietrino contro Lama. L'autrice rimembra con toccante nostalgia quel dì in cui, trovatasi in piazza come reporter del Manifesto, sollevò da terra un soave sampietrino e lo scagliò in direzione del sindacalista Luciano Lama. Il segretario della Cgil fu cacciato dal palco dell'università La Sapienza di Roma, gli estremisti misero a segno un colpo eccezionale dal punto di vista simbolico, l'Italia si preparava a sprofondare nella violenza del terrorismo.

L'Annunziata, ora turbata dall'Alfano cantante, può dire: io c'ero. Ecco il racconto: «Sulla mano pesava un sampietrino - uno di quei cubi di pietra scura, con una faccia liscia e tre appena sbozzate, usati per pavimentare le strade e lasciati spesso in giro nei lavori in corso. Un possente pezzo di materia inerte, dall'innocente aria di giocattolo, che piega il polso». Il giocattoloso pezzo di materia presto decollò: «Nell'aria volava di tutto, lanciai il mio, che fece un percorso breve e andò ad atterrare chissà dove - svanì, andò su un albero, su un braccio, su una testa?». Un albero, un braccio, una testa: cosa conta? Nulla. «Dove finissero non era importante perché tutto sembrava irreale, salvo quel gesto di appartenenza. Nel momento in cui si staccò dalla mano mi riafferrò una grande calma, il biglietto era stato pagato, avevo fatto anche io omaggio al dio della rivolta». Mentre l'Annunziata si rilassava e tornava al giornale con una «sensazione di leggerezza, il cervello che si muoveva rapido come i piedi», Lama fuggiva «circondato dallo stesso stuolo di tute blu che lo rendeva quasi invisibile, come all'arrivo». Giunta in redazione, la cronista d'assalto rivelava ai colleghi di aver portato con sé un souvenir: «Tirai fuori dalla tracolla un altro sampietrino e lo mostrai con orgoglio in giro. Mani si allungarono a toccarlo, sorrisetti complici lo salutarono». Rossana Rossanda, consapevole del significato di quel giorno, le ingiunse di metterlo via. «Lo rimisi in borsa di scatto, sorpresa della sua contrarietà. Ma nel depositarlo sul fondo della borsa, ne accarezzai il lato liscio. Ero molto orgogliosa di quella pietra». Dall'orgoglio del sampietrino alle bacchettate per chi manifesta pacificamente. È proprio vero il luogo comune: qualcuno nasce incendiario e muore pompiere.

Ma a volte resta impresentabile.

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