Sta creando apprensione la vicenda dei fondi statali 5.0, stanziati per favorire l'innovazione digitale ed energetica, ma ormai sono quasi esauriti senza aver soddisfatto tante richieste. Di conseguenza molti lamentano come, in tale situazione, ci si possa trovare con imprese che hanno avviato investimenti contando sull'aiuto pubblico e che ora si trovano spiazzate. Senza dubbio è bene che ognuno tenga fede agli impegni assunti in passato. Al tempo stesso, però, queste logiche vanno abbandonate, perché il sistema produttivo non crescerà mai se rimarrà prigioniero di simili logiche pianificatorie: quali che siano le giustificazioni addotte a loro difesa.
C'è insomma da augurarsi che chiusa questa pagina non se ne apra un'altra,
poiché è insensato che lo Stato prima tassi le aziende e poi, utilizzando quei soldi, finanzi alcuni loro progetti. Chi ha una minima conoscenza del mondo economico sa bene come ogni imprenditore avveduto non abbia certo bisogno di essere spinto a innovare e migliorare la propria attività. Anche se che molti politici ritengano che uno dei compiti delle istituzioni sia quello di stimolare le aziende a modernizzarsi, una simile impostazione fa sorridere.
La miglior politica industriale possibile consiste allora nel ritrarsi dei poteri pubblici. Ridurre il prelievo fiscale e sfoltire il quadro normativo aiuterebbe lo sviluppo economico molto più di quanto non faccia questo andirivieni di soldi, che prima lasciano le imprese per finire al ministero e poi tornano di nuovo alle aziende. Un sistema che è del tutto irrazionale per più di un motivo. Innanzi tutto esso esige alti costi burocratici: il che significa
che i trasferimenti dalle aziende allo Stato e dallo Stato alle aziende ricordano la rete di distribuzione idrica della Sicilia, che fa acqua da tutte le parti. Lasciare le risorse alle aziende che le hanno prodotte sarebbe allora non soltanto più giusto, ma anche più efficiente. Senza dimenticare che il meccanismo dei bandi, delle domande e dei finanziamenti si presta a distorsioni, perché è la politica è indicare gli obiettivi da perseguire.
In un'economia libera e dinamica gli imprenditori non sono spremuti dall'imposizione fiscale e non compilano moduli per ottenere fondi pubblici.
Se non si comprende questo non si uscirà dalla crisi in cui ci si trova.